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Voglio solo che mi amiate

Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film

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La recensione su Voglio solo che mi amiate

di zombi
10 stelle

avanti e indietro nella vita di peter trepper, un uomo qualunque senza la benchè minima considerazione di sè. peter trepper è "un peter trepper", una voce del vocabolario per intendere frutto di due genitori anaffettivi, distratti, sfruttatori e potenziali prometei di assassini. "il peter trepper" è colui che in condizioni ottimali potrebbe diventare un ricco creatore di capitali con la sola voglia di lavorare. invece "il peter trepper" in questione è un gran lavoratore creatore di debiti. tanto lavora e tanto spende solo per dimostrare a se stesso che è riuscito, dato che gli altri a parte la moglie non lo notano minimamente. le uniche soddisfazione umane le ottiene disinteressatamente dalla moglie erika e dalla di lei nonna. per il resto peter trepper è il risultato di un matrimonio rancoroso, sfociato in un becero sfruttamento nei suoi confronti(finita la casa, la loro unica preoccupazione e che non gli si insediasse tra le mura con la moglie), e concluso in una separazione tra le mura domestiche. peter trepper è una sorta di piccola fiammiferaia che usa tutti i fiammiferi per cercare un minimo di riconoscimento da due genitori che semplicemente non lo considerano. la madre, perfetta regine dei ghiacci dal cuore in ipotermia, lo tollera come mal tollera il lavoro dietro il bancone del bar, fino a quando una volta liberatosi della sua presenza semplicemente non lo guarda nemmeno più, come se non fosse con lei. il padre invece indaffarato a godersi la pensione e a spendere soldi dietro a quella che la moglie indica come puttana. fassbinder consegna un capolavoro di tensione crescente, in cui peter trepper, al pari di una dark lady, rimane invischiato nella propria ragnatela di sentimenti non corrisposti fino ad esplodere. le musiche stranianti da dramma tirolese, si sposano alla perfezione con le emozioni deflagranti di peter trepper. tutto ciò che vuole è essere amato ed è ciò che dice alla moglie, inginocchiandovisi davanti e stringendola , ma senza toccarla con le mani. il suo modo di dimostrarle amore è nel fare continuamente debiti e rate che non riesce più a pagare. il lavoro diminuisce, non riesce a chiedere soldi al padre dopo l'ultima volta che viene sorpreso dalla madre tiranna mentre intasca la busta(in una scena talmente straziante, che il cuore nonstante sia lacerato seguito imperterrito a funzionare perchè lo spettatore deve soffrire con peter trepper). cronachisticamente fassbinder mediante due o tre messaggi scritti a tutto schermo ci informa dell'inesorabile declino di questo uomo-come-tanti che non ce la fa più. smette di lavorare, mente in famiglia, si fa prestare 100 marchi dalla nonna e li spaccia come paga con straordinari, basta che la moglie non chieda e sia soddisfatta. ormai peter trepper è totalmente lontano dal nucleo famigliare che si è costruito con tanta sofferenza e sacrificio per ricostruirsi una felicità. una felicità vergine, nuova, che cancelli quella negata dalla madre, quella felicità che fa esplodere la violenza e la rabbia del peter trepper qualunque così, improvvisamente con un uomo che in tutto e per tutto assomiglia al padre. e proprio come in un assassino seriale la violenza è esplosa con parole che peter trepper temeva più in assoluto. parole che identificano il giovane che scansa le fatiche e non ha voglia di fare nulla. il dolore e la violenza di/in peter trepper sono intollerabili, e fassbinder lo sa arrivato a questo punto e calca la mano con un primissimo piano di VITUS ZEPLICHAL che piange e ripete "mamma".... come può un peter trepper qualsiasi credere ancora nella felicità? film indispensabile in ogni inquadratura, in ogni frase, in ogni pedimento dei suoi personaggi, talmente intenso che sembra durare ben più dei suoi 105 minuti. film che ho amato alla follia anni fa quando tele+ lo trasmise per la prima volta in una personale dedicata al regista tedesco, quando ancora sapeva trasmettere cinema con la "C" maiuscola. grazie alla raro video, ho potuto ricuperare questo capolavoro senza se e senza ma, e soprattutto senza tempo. immenso, non ci stellette che bastino per dargli voti. ovviamente gli attori sono tutti elegantemente superlativi in quelli che in alcuni momenti sono semplici e glaciali tableaux vivants in cui i protagonisti si muovono per recitare le tragedie della vita. ruolo della vita per vitus zeplichal, fedele fassbinderiano relegato solitamente in parti minori o di contorno. 

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