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Rams - Storia di due fratelli e otto pecore

Regia di Grímur Hákonarson vedi scheda film

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La recensione su Rams - Storia di due fratelli e otto pecore

di logos
7 stelle

Ottimo sguardo sulle vicende di una comunità e in particolare su due fratelli che non si parlano da 40 anni e che vivono esclusivamente del proprio lavoro: l'allevamento di pecore. La storia è molto semplice: un morbo colpisce le pecore della vallata e tutti gli ovini dovranno essere abbattuti secondo le direttive dell'amministrazione centrale dell'Isola. Molti abitanti della vallata non hanno altra soluzione che di mollare, mentre i due fratelli non riescono a rinunciare contro lo sradicamento della loro esistenza che vive di quel lavoro e connota tutto il loro stile di vita. L'ostilità che dapprima  caratterizza i fratelli deve progressivamente lasciar posto a un ricominciamento solidale, a un'alleanza, a una riscoperta di amicizia fraterna, per portare in salvo il montone e le sette pecore che sono state nascoste, per evitare l'abbattimento totale.

 

Lo stile del film è decisamente secondo il ritmo nordico, capace di sondare la psicologia dei personaggi attraverso le riprese fedeli della  vita quotidiana di questi due fratelli, che sono per così dire in stretta consonanza con la loro terra e i loro ovini, al punto da averne anche i tratti fisiognomici. Hanno rinunciato a tutto per quel poco che per loro è tutto: la vita da pastori. E pastori vogliono restare, testardi come gli arieti, a costo di violare le leggi dello Stato e della collettività. Perciò fuggono dalle leggi, dallo Stato, con le loro pecore infettate; e nella disperazione di una fuga che non può avere alcuna possibilità di riuscita, nel mare di una tempesta di neve, nel loro naufragio esistenziale, fuori dall'etica generale, sull'orlo della morte, nello scacco che li pone esistenzialmente l'uno abbracciato all'altro in tutta la loro nudità, diventando l'emblema di un'umanità che è tale nella sua autenticità, quando non c'è più niente da perdere, se non quell'amore che unisce e rinnova, quando ci si libera dal giogo della legge degli uomini conformi e delle loro faccende, per tendere a quel Tutto, che non ha spazio nella visibilità immanente ligia al controllo della vita.  

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