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French Blood

Regia di Diastème vedi scheda film

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La recensione su French Blood

di alan smithee
6 stelle

 

locandina

French Blood (2015): locandina

 

UN FRANCAIS, del compositore, musicista, produttore ed ora pure regista francese quasi esordiente conosciuto come “Diastème” (titolo internazionale “French blood”) segna un percorso lento di redenzione di un giovane dannato e ribelle, verso una nuova vita, senza che il traguardo della consapevolezza degli errori commessi in gioventù riesca a trasformarsi in un sollievo per lo scampato pericolo e per il ritrovamento della retta via.

Seguiamo le vicissitudini di uno skinhead parigino dai primi anni '90 ad oggi: l'orda del gruppo, i pestaggi, l'intolleranza verso la diversità, verso l'omosessualità, verso gli immigrati, pestati a morte addirittura in certe drammatiche quanto gratuite circostanze, o quando sono fortunati, umiliati e sottomessi senza motivo; l'idiosincrasia per tutto ciò che, anche grossolanamente, può definirsi o assimilarsi come comunista; l'avanzata della destra intollerante capeggiata da Le Pen che da Marsiglia tuona contro l'invasione dalle ex colonie e dal Terzo Mondo in generale: messaggi che galvanizzano il gruppo, l'orda, e che tuttavia instillano nel protagonista un lento, inesorabile, processo di cambiamento, che lo porterà a divenire tutto il contrario di quello che fu in gioventù: un volontario addetto ai servizi di pubblica utilità nei confronti degli immigrati in attesa di visto.

Il film segue il processo evoluivo dell'uomo dalla bestialità ferina propria delle belve al raziocinio della maturità finalmente sopraggiunta.

Alban Lenoir

French Blood (2015): Alban Lenoir

 

Luoghi, percorsi, situazioni già visti anche di recente nella cinematografia europea, e che tuttavia riflettono, questi giorni più che mai, il disagio e la necessità di affrontare problematiche essenziali come la tolleranza e la soluzione dei problemi dei profughi e dei clandestini; nello stesso tempo il film percorre il binario interiore dell'uomo che si evolve e prende coscienza dell'inutilità greve e dannosa del suo atteggiamento violento e di protesta che lo ha reso leader e picchiatore per eccellenza.

Interpretato dal bravo e cangiante Alban Lenoir, già visto ed apprezzato nel curioso zombie-horror calcistico “Goal of the dead”, Un francais non avvince, ma si fa guardare e fa meditare, prendere coscienza della fragilità e condizionabilità della mente umana che ci rende schiavi dei sentimenti primordiali e violenti che l'istinto, spesso cattivo consigliere, ci induce a tirar fuori.

 

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