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Shinjuku Swan

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Shinjuku Swan

di alan smithee
5 stelle

locandina

Shinjuku Swan (2015): locandina

33° TFF - AFTER HOURS

Tornado alle atmosfere del gangster movie e della lotta di quartiere che aveva precedentemente caratterizzato il non molto riuscito e ripetitivo Tokyo Tribe, visto pure lui al TFF un paio di anni orsono, il gran regista nipponico Sion Siono completa uno dei suoi anni cinematograficamente più intensi ed entusiasmanti con questa epopea sopra le righe e tutta scazzottate e lotte per restare al potere, che vede al centro dell'azione un biondo, anzi platinatissimo giovane protagonista (Siono ha un pò l'ossessione per i protagonisti giovani e innaturalmente biondi, lo sta dimostrando sempre più spesso lungo la sua vorticosa avventura cinematografica), giunto nel quartiere a luci rosse di Tokyo con "le pezze al culo", ma fortuna sua in grado di farsi notare da un piccolo notabile dell'organizzazione malavitosa che si erge a spirale di tutta una verticalità illecita a base di prostituzione e spaccio di stupefacenti.

scena

Shinjuku Swan (2015): scena

Il suo compito: quello di reclutare ragazze belle e disponibili in cerca di fortuna, facendole "impiegare" nei locali per soli uomini gestiti dall'organizzazione. Il suo problema è che la concorrenza è molto forte e, come lui, altri suoi concorrenti si prodigano nell'opera di convincimento delle belle ragazze accorse nella metropoli dai centri più periferici o addirittura dalla campagna.

Tratto pure lui come il già menzionato Tokyo Tribe, da un noto videogioco, il film, della lunghezza estenuante di oltre due ore e venti, ripete con ossessività tutti i cliché dell'ascesa al potere, della lotta senza tregua contro le bande rivali, mettendo al centro un personaggio estremamente duttile ed esageratamente mobile ed espressivo, nella consueta tradizione dell'altrove ottimo regista che conosciamo.

scena

Shinjuku Swan (2015): scena

Oltre ad una vetrina di belle ragazze che entrano ed escono di scena come in una rutilante sfilata un pò sciocca e certamente fine a se stessa. Gran maestria nelle riprese, nulla da obiettare, ma al servizio, tuttavia, di una storia stanca, ripetitiva sino all'ossessione, e già vista e rivista già nella cinematografia sua come in quella di concorrenti altrettanto fertili e dinamici (mi viene in mente il folle e talentuoso Takashi Miike).

Insomma alto valore registico e di direzione al soldo di una trama risibile, se non eticamente assurda qualora si volesse (ma non conviene di certo, visto lo spirito goliardico e un pò stolto con cui si affrontano qui certe argomentazioni in realtà più che serie) affrontare la tematica di quella che, mascherata da ironia o meno, è pur sempre una odiosa e inaccettabile "tratta delle schiave" da parte di un mondo ottuso tutto al maschile, qui davvero e per fortuna, dipinto con i tratti demenziali e coloriti che si merita.

  

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