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L'impero e la gloria - Roaring Currents

Regia di Han-min Kim vedi scheda film

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La recensione su L'impero e la gloria - Roaring Currents

di Maciknight
7 stelle

Questo film coreano è la ricostruzione estremamente spettacolare per grandiosità, costumi e scenografie (come solo gli asiatici sanno fare), di una battaglia navale avvenuta verso la fine del XVI secolo che salvò il regno coreano e di conseguenza la confinante Cina dall’invasione giapponese. Per un appassionato di storia è un film imperdibile

Questo film coreano è la ricostruzione estremamente spettacolare per grandiosità, costumi e scenografie (come solo gli asiatici sanno fare), di una battaglia navale avvenuta verso la fine del XVI secolo che salvò il regno coreano e di conseguenza la confinante Cina dall’invasione giapponese.

Per certi versi richiama alla memoria, di chi coltiva un minimo di interesse per la storia, la battaglia di Salamina tra la lega panellenica e l’impero Persiano, sia per le analoghe corrispondenze geografiche (strettoie di mare dove la possente forza navale avversaria non poteva schierarsi ma era costretta a incunearsi e rallentare), sia per le enormi differenze numeriche delle forze militari poste in campo e per l’esito finale della battaglia, favorevole alle forze minoritarie, che erano decisamente sfavorite nei pronostici. Solo che in questo caso i meriti dell’ammiraglio Yi Sun-si (eroe nazionale coreano) sono decisamente maggiori rispetto all’analogo greco Temistocle, in quanto le navi di cui disponeva erano inferiori di numero rispetto ai giapponesi in un rapporto di 1 a 30 e non di uno 1 a 4 come 2000 anni prima nel Mediterraneo (nel film coreano, nella realtà probabilmente le navi erano più numerose).

Ovviamente essendo noi tutti maturati in una cultura centrata sul Mediterraneo e sull’Europa, siamo convinti che le civiltà siano tutte nate e sviluppate in Occidente, e di quelle orientali sappiamo poco e nulla, nonostante fossero sorte prima e ben più prospere della nostra.

Sorprenderà quindi scoprire come erano sviluppate le armi a fine ‘500 nel continente asiatico e come fossero efficaci e devastanti, molto più di quelle in uso nel nostro continente in epoca analoga, verrà persino qualche dubbio che si tratti di licenze cinematografiche tipiche della filmografia orientale, ma così non è. Infatti le più recenti scoperte storico archeologiche e scientifiche hanno dimostrato che le armi che vedrete in azione in questo film meritevole di visione, esistevano veramente ed anche da ben prima, come ad esempio le frecce esplosive (antenate dei lanciarazzi), così come la logistica, le tecniche, tattiche e strategie illustrate ampiamente nella sceneggiatura. Qualche licenza in effetti gli autori se la sono presa, ma credo che l’effetto incongruenza che si percepisce durante un’attenta visione del film, sia voluta e non involontaria, in quanto si è voluto porre in risalto gli aspetti relazionali umani, le emozioni, i sentimenti, le mimiche, le reazioni alla paura, ecc., rispetto alle sole scene d’azione concitate, che spesso in troppi film del genere prendono il sopravvento e condizionano la visione e di conseguenza l’interpretazione del film, snaturandolo della sua prevalente componente umana con troppi inserti fantasy. Fortunatamente in questo caso non ci sono acrobazie, piroette, svolazzamenti, enfatizzazioni, ecc., tipiche di altri film, ma i combattimenti sono abbastanza realistici e ricostruiti con accuratezza, anche se a volte rallentati, come a voler sottolineare alcuni aspetti e ripercussioni inerenti i combattimenti ravvicinati e non defaticare il pubblico nel frastuono di una cruenta e caotica battaglia.

Ci sono poi altre “licenze poetiche spettacolari”, come i tiratori scelti che con armi ancora primitive (ricordiamoci che le armi da fuoco erano state inventate da pochi decenni) e su imbarcazioni oscillanti per via delle correnti dello stretto, riuscivano a colpire avversari a molte centinaia di metri di distanza (impossibile nella realtà, neppure se il tiratore fosse in postazione fissa a terra e senza vento), così come il lancio delle frecce a distanze tali che sarebbe stato impossibile colpire l’obiettivo con qualsiasi arco lungo e/o composito dell’epoca.

L’ammiraglio coreano era pure un inventore geniale, si devono a lui le modifiche apportate alle navi che le resero così efficaci nella distruzione della flotta avversaria, dotate di cannoni, mortai, lanciafiamme, fumiganti, attrezzate per lo speronamento e l’abbordaggio, ingrandite e rinforzate per reggere i colpi. Era un raffinato stratega, la cui abilità nella scelta del luogo dello scontro, nello stretto di Chilcon, con preventivo studio delle correnti, del loro cambio di direzione secondo precise variabili, della formazione dei gorghi, delle maree, ecc., gli diede quel vantaggio che gli consentì di effettuare tutti quei cambiamenti di posizionamento nel corso della battaglia, che ridusse il vantaggio nemico della superiorità numerica.

Un’incongruenza storica è sicuramente rappresentata dalla sola dozzina di navi di cui dispone nella sceneggiatura del film, in realtà erano ben più numerose. Ma lo scopo del film, lo ribadisco, non si limita all’enfatizzazione patriottica che mira a porre in risalto la figura storica dell’eroe nazionale coreano (meritevole di ogni lode), ponendo in evidenza l’importante valore morale di non scoraggiarsi mai, anche di fronte a forze soverchianti, soprattutto quando si tratta di difendere la propria libertà, la propria terra, da ingerenze straniere. Così come non si limita a descrivere il nemico giapponese come pericoloso dominatore, crudele e sanguinario, aspetti che saranno storicamente confermati meno di quattro secoli dopo con un’invasione simile a danno della Cina e della stessa Corea oltre che di altre numerose regioni asiatiche, ma descrive l’importanza di trasformare l’inevitabile paura in coraggio e determinazione, incutendo la stessa paura anche nell’avversario, dimostrando che la disperazione così come la necessità può indurre a concepire soluzioni geniali ed efficaci, che sorprendono il nemico che già dava la vittoria per scontata ed assaporava facili sogni di gloria. Una lezione sempre attuale, che dovrebbe essere recepita ancor oggi dai troppi potenti e deliranti neocons che gettano benzina sul fuoco per scatenare nuovi conflitti bellici, convinti della loro superiorità bellica e propugnatori della legge del più forte.

Un plauso anche per gli sceneggiatori che sono riusciti a rendere molto bene l’idea non solo dell’indisciplina, infedeltà e diserzioni tipiche delle fasi precedenti le battaglie, quando si ritiene di essere troppo deboli per affrontarle, ma anche l’idea di come siano sempre imperversate lotte intestine, aspre ed estremamente scorrette fino a giungere alla calunnia, per rivalità, gelosie, invidie, ed ogni altro sentimento ostile ed egoista, che certi ufficiali covano in sé sentendosi non valorizzati per i loro presunti meriti, a scapito dell’interesse comune, fino anche a giungere al tradimento.

Per un appassionato di storia è un film imperdibile, seppur non possieda quelle caratteristiche che ne fanno un capolavoro, è pur sempre un opera meritoria, che dovrebbe ispirare qualche nostro produttore a fare altrettanto, ispirandosi ad episodi analoghi in ambito mediterraneo.

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