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Il Vangelo secondo Matteo

Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film

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Florian Klose

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La recensione su Il Vangelo secondo Matteo

di Florian Klose
8 stelle

8,5/10: una parte dell'accompagnamento musicale mi ha fatto pensare ai Portishead. La colonna sonora è la cosa che mi è rimasta di più impressa: completa il film, segue proprio gli attori come un'ombra (meglio tuttavia il gospel del bach, non so perchè ma gli spot me l'hanno reso un filino indigesto). Stranamente, ma neanche troppo, mi è sembrato davvero ben fatto anche il doppiaggio di Salerno, che pure si presentava con un biglietto da visita un po' allarmante come la trilogia leoniana. Bellissimi i panorami messi in risalto dai campi lunghi, il cast funziona bene a dispetto della rilevata aprofessionalità (a me, cosa volete, ha colpito molto la Maria giovane, due occhi incantevoli ed oceanici...) tanto più che per apparire belli sul grande schermo si erano tutti tagliati i capelli all'ultima moda, compreso il ragazzo catalano che interpreta il Nazareno. Ho notato anche una cosa originale: gli elmi dei soldati che compiono la strage degli innocenti rassomigliavano molto a quelli dei conquistadores, e i copricapi dei sacerdoti invece mi pare adombrassero abbastanza quelli vescovili e papali (almeno, il coperchio che portava il nostro san Vigilio qua a Trento era tale e quale a quelli del sinedrio). L'idea di mostrare delle prediche a raffica, in primo piano sul Gesù col tempo che, lo si intuisce, procede dalla notte al giorno con avvicendamenti climatici abbastanza repentini, non appesantisce eccessivamente la narrazione. E' un Vangelo più intellettuale che popolare questo qui, Gesù è convincente, ha un sorriso ineffabile ma come ho detto altrove mi sembra fisicamente distaccato e altero, i miracoli sono pochi e dissimulati ma la divinità del divo mi sembra venga fuori in modo perentorio foss'anche stato il film scevro dalla sua coda risurrezionale. Il divo cammina sempre davanti o dietro agli altri, è un Gesù un po' immerso (ma non afflitto) in una certa solitudine pasoliniana. Sempre in tema di predicazione, mi pare ci sia una attenzione preponderante sul tema dell'ipocrisia e della doppiezza, caratteristiche ipostatizzate dai sacerdoti e bollate dentro e fuor di metafora dall'unto. Per finire, dico che ho apprezzato anche le parti del Battista, ben fatte e ben recitate. Credo che se, a parità di film, il regista non fosse stato Pasolini, le polemiche sarebbero state molto minori; non c'è dubbio però che un certo cristianesimo farisaico di stampo italiota e mediterraneo possa reputare anche un'opera come questa un po' blasfema.

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