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Elle

Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film

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La recensione su Elle

di munnyedwards
8 stelle

locandina

Elle (2016): locandina

 

 

Sappia però che sono felice che gli abbia dato ciò di cui aveva bisogno...per un po' almeno”

 

 

Sfondo nero, titoli di testa, musica di Anne Dudley.

Terminati i titoli resta solo lo sfondo nero e gli inconfondibili rumori di un aggressione in atto, le urla di una donna, i grugniti di un uomo, calci, schiaffi, qualcosa cade a terra e si rompe in mille pezzi, quando il nero finalmente scompare la violenza non è ancora finita ma il primo piano è quello di un gatto, che osserva la scena con occhi freddi e indifferenti, poi si gira dall’altra parte e se ne va.

Il violentatore con passamontagna esce dalla casa, la donna resta per qualche secondo a terra, poi lentamente si alza e con fare distaccato rimette in ordine, raccogli i pezzi di vetro infranti e li butta via, si fa un bagno e si ricompone, la mattina dopo torna alla sua vita come se niente fosse.

Michèle Leblanc (Isabelle Huppert) dirige una società che produce videogiochi, la sua è una personalità forte forgiata dalle sofferenze di un infanzia tragica, si direbbe una donna tutta d’un pezzo capace di resistere a qualsiasi urto ma allo stesso tempo una figura fredda e distaccata dal mondo (quasi aliena), lontana dalle quotidiane vicende familiari, il figlio bamboccione che ha messo incinta una stronza isterica, la madre vegliarda che paga un amante trentenne, il padre pluriomicida che da anni vive in carcere e che le ha sconvolto la vita.

Michèle non denuncia l’avvenuto stupro, mette al corrente alcuni colleghi di lavoro tra cui l’intima amica Anna (Anna Consigny) e l’amante Robert (Christian Berkel) che è anche il marito di Anna, del fatto rende partecipe anche il suo ex marito Richard (Charles Berling), una specie di scrittore fallito, tutti ovviamente le consigliano di rivolgersi alla polizia ma Michèle non ha nessuna intenzione di farlo.

Molte donne vittime di stupro non denunciano l’aggressione ma nella scelta di Michèle sembra ci siano motivazioni che sfuggono ad una logica razionale, la cosa è resa ancora più chiara quando lo stupratore si mette in contatto con lei minacciandola di nuovo, a questo punto inizia uno strano gioco tra la vittima e il carnefice, un gioco dove le carte si mischiano continuamente e dove l’ambiguità regna sovrana.

 

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Il quasi ottantenne Paul Verhoeven continua il suo variegato percorso artistico con una lucidità e un coraggio davvero invidiabili, dopo i bagordi americani è tornato ad un cinema più contenuto, concreto e personale, in un certo senso è tornato alle sue origini.

Elle è un opera a dir poco sorprendente, per il tema trattato, per la brillantezza della messa in scena, per l’impatto significativo che ha sullo spettatore, leggevo le note nella scheda di Film TV dove il regista evidenziava come un film del genere non si sarebbe mai potuto girare in America (per motivi economici) e che nessuna attrice avrebbe accettato un ruolo così moralmente discutibile, dichiarazioni certamente condivisibili, per fortuna ha trovato la Huppert che non solo ha accettato il ruolo ma lo ha impersonato come solo le grandi attrici sono in grado di fare.

Tratto da un romanzo di Philippe Djian (Oh….) e sceneggiato da David Birke il quindicesimo lungometraggio di Verhoeven è un opera che fa del mistero il suo fulcro principale, ma non solo, a dominare tutta la storia c’è questo personaggio di donna distaccata, quasi assente ma allo stesso tempo pericolosamente viva, una donna che con le sue azioni confonde lo spettatore lasciandolo sempre un passo indietro.

Elle è un film che pone delle domande scomode senza però fornire risposte, il male e la violenza fanno parte del nostro essere e si possono manifestare nei modi più disparati, cercare un senso nella fallibilità umana può essere una necessità ma spesso non si intravede luce nel buio di anime tormentate, gli occhi di Michèle non evidenziano indizi ma solo sospetti, sono gli occhi vuoti di chi ha deciso di vivere in un mondo “altro”, sono gli stessi occhi di una giovane bambina immortalata in una vecchia foto mentre brucia vestiti insieme a suo padre, il padre che senza una ragione prese in mano un fucile per sterminare diverse famiglie del vicinato, uomini, donne, bambini e animali.

 

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Forse in quella foto in bianco e nero di una giovane Michèle è racchiuso il senso di una devianza e le risposte ad alcune domande, o forse non è così e quella foto non significa nulla, le interpretazioni sono lasciate in gran parte allo spettatore, così come le riflessioni su un tema molto scottante e attuale come quello della violenza sulle donne, che Verhoeven con grande forza affronta in modo non convenzionale, senza dubbio una scelta coraggiosa che trova pieno riscontro in una rappresentazione avvincente e ricca di grandi momenti di tensione e inquietudine.

Elle si muove con sicurezza su percorsi narrativi consolidati, il thriller, il dramma, un po' di Hitchcock, una spruzzata di Haneke, ma è Verhoeven a muovere i fili del racconto stravolgendo più di una volta l’essenza del suo film, le regole sono fatte per essere rimodellate e adattate e il regista olandese applica questo principio con la sicurezza del veterano e la mano sicura di chi conosce il cinema.

Per rendere il giusto omaggio alla prova della Huppert bisognerebbe scrivere un post a parte, la grande attrice francese continua ogni volta a stupire per la sua naturale capacità di raggiungere piena simbiosi con personaggi difficili e borderline, la sua Michèle va ad aggiungersi ad una galleria di "eroine" indimenticabili, tutte rese in modo ottimale su schermo.

Tanto di cappello al grande vecchio Verhoeven, il suo è un film che scava nel profondo senza mostrare nulla di certo, il finale volutamente non chiarificatore lascia libero lo spettatore di ipotizzare una o più verità, ma forse la realtà dei fatti è che non tutto nella vita può essere spiegato, non tutto ha un senso, non tutto è certezza assoluta.

Presentato in concorso a Cannes 2016, due Golden Globe vinti come miglior film straniero e come miglior attrice drammatica a Isabelle Huppert.

Voto: 8

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