Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
La potenza del cinema, della parola, del dettaglio, la potenza di Quentin Tarantino tutta nel suo ultimo film.
THE HATEFUL EIGHT è l'apoteosi della semplicità della messa in scena (di genere teatrale), la ricerca accurata del dettaglio (vedi Leone) e la maestria di stendere una sceneggiatura ed un copione sublimi. La telecamera si sposta tra i personaggi in due ambienti ben circuiti e distinti, una carrozza e un rifugio di montagna.
Non sono presenti movimenti di macchina troppo ricercati o eclatanti, le riprese sono fluide, invisibili...noi siamo li, nella scena e osserviamo i protagonisti parlare, raccontare di loro e sfottersi.
Otto individui il cui passato non è ben definito, nessuno arriva fino in fondo alla propria verità ma cerca a tutti i costi quella degli altri. C'è una criminale da portare alla forca e per questo il sospetto che in quella baita immersa nella neve, qualcuno potrebbe cercare di prendersela o addirittura farla fuggire.
Le atmosfere del western si fondono con titoli noti del cinema mondiale, da LE IENE dello stesso Tarantino ad un capolavoro della fantascienza horror come LA COSA.
THE HATEFUL EIGHT mi ha stregato, mi ha tenuto incollato alla poltroncina, sarei rimasto a sentire quei discorsi, quelle parole, per altre tre ore senza mai stancarmi; si, la pellicola non ha un ritmo romboante, soprattutto nella prima parte, ma questo non è affatto un demerito.
Quello che i personaggi raccontano è una favola incredibile, surreale (come tutti i film del buon Quentin), un racconto che nella sua freddezza, crudeltà e violenza riesce a cullarci e a renderci partecipi ma allo stesso tempo impotenti di fronte alla storia.
Un film eccezionale che andrebbe visto e rivisto per capire come attirare pubblico in sala senza il bisogno di una campagna marketing asfissiante fatta di orsi parlanti e spade laser...
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