Espandi menu
cerca
Turné

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

Recensioni

L'autore

LorCio

LorCio

Iscritto dal 3 giugno 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 145
  • Post 34
  • Recensioni 1625
  • Playlist 251
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Turné

di LorCio
7 stelle

Perché Gabriele Salvatores fu l’esperienza cinematografica d’autore più fortunata a cavallo tra gli anni ottanta e novanta? Il motivo è semplice: l’allora semiquarantenne Salvatores era il migliore a rappresentare la sua generazione. Quella generazione che, come si vede ancor meglio nel suo capolavoro del primo periodo che è Marrakech Express, era rimasta travolta da tutto quel che avvenne dopo il sessantotto e non si era più ripresa a forza di pensare al proprio ombelico. Ma, a differenza di sociologi da quattro soldi, Salvatores mette al centro della scena i temi universali a lui cari, riuscendo a coinvolgere tutte le altre generazioni. E in più ci mette l’affetto, la tenerezza e una spruzzata di malinconia. Turnè, secondo capitolo della trilogia della fuga dopo Marrakech e prima di Mediterraneo (in cui la fuga è vissuta in una dimensione poetica ben espressa da Henri Laborit nella citazione “In tempi come questi la fuga è l'unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare”), non fa eccezione: la colonna portante è l’amicizia maschile, idealizzata, messa in pericolo e poi di nuovo celebrata per tutto l’arco del film. Scritto curiosamente anche da Fabrizio Bentivoglio (e curioso che Fabrizio nel film si chiami Federico, stesso mestiere, stessa iniziale e stesso numero di lettere, e chiami Diego Abatantuono col nome di Dario, stesse caratteristiche su citate), è il ritratto di due amici il cui rapporto è compromesso da una donna, Laura Morante, amata da entrambi (“Io vi amo tutti e due. E va bene, io voglio anche ammettere di aver sbagliato, ma il fatto è che voi due insieme siete un uomo perfetto. Allora da un certo punto di vista, vale a dire dal mio punto di vista, io mi sono innamorata di un uomo solo!”). Senza andare a scendere tanto nel particolare, perché il film è semplice nella sua lineare morale e nel suo sviluppo leggero e scorrevole, basti vedere l’interpretazione dei due protagonisti principale: da una parte c’è il concreto e sbruffone Diego, dall’altra lo stralunato ed affascinante Fabrizio; da una parte il senso di colpa imperante e l’impossibilità di confessare la colpa, dall’altra l’impossibilità di uscire da un amore romantico e la vendetta neanche tanto appagante.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati