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La casa delle estati lontane

Regia di Shirel Amitay vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La casa delle estati lontane

di miss brown
3 stelle

Prima o poi ci siamo passati tutti, ritrovarsi a svuotare la casa abbandonata dei genitori o dei nonni e piombare per qualche giorno in un mare di ricordi. Spesso sono ricordi belli, ma anche quelli brutti sono attenuati dalla tenerezza che ci riempie al rivedere un giocattolo o un soprammobile, o un armadio pieno di vecchi vestiti ormai fuori moda, o quella certa tovaglia ricamata che conserva una macchia indelebile lasciata in un giorno preciso, anche lui incancellabile. Le cose che ci infastidivano - una porta o un gradino scricchiolanti mai accomodati, un elettrodomestico recalcitrante, l'odore di muffa nel ripostiglio o di sigaro in salotto - le scopriamo improvvisamente parti inalienabili di un mondo da cui ci ritroviamo a non volerci staccare. La polvere che ricopre gli oggetti sembra quasi lì a chiedere di essere rimossa, proprio per farci ritrovare cose e memorie che credevamo sparite, che fanno parte del nostro passato e hanno collaborato a farci diventare quello che ora siamo.
E' quanto accade qui nell'ottobre del 1995 a tre sorelle trentenni francesi originarie di un paesino vicino a Tel Aviv, lasciato da piccolissime ma in cui per alcuni anni hanno comunque passato le vacanze scolastiche. Si ritrovano dopo la morte dei genitori per dare una sistemata alla casa in previsione della vendita: hanno una vita lontano da lì, in Europa e addirittura in Canada, famiglie da crescere, progetti da realizzare; anche se a malincuore i soldi della vendita farebbero comodo a tutte e tre. L'improvviso riavvicinamento dopo anni di lontananza provoca non pochi battibecchi, tornano a galla vecchi attriti e incomprensioni, ma pian piano l'atmosfera si placa. Intorno a quell'angolo pacifico la Storia si fa sentire, colpi di mitragliatrice risuonano più volte al giorno dalla vicina base militare. E mentre le tre donne rassettano le stanze e ripuliscono il giardino inselvatichito... casca l'asino. 
Mi va benissimo che, mentre prepari un arrosto, ti torni in mente una canzone che la mamma cantava a suo tempo in cucina: ma che lei ti dia consigli sulle salse, e tu le rispondi? E a tavola apparecchi per 5, non per 3, perché nel frattempo salta fuori anche il fantasma di papà, che si incaponisce come una volta a riparare da solo la tv? Entrambi sono rigorosamente vestiti con abiti anni '70, e dopo cena ci giochi pure a scacchi?
All'uscita del cinema ho avuto un'accesa discussione con altri spettatori: loro lo trovavano poetico, io psichiatrico, o comunque con seri problemi medici. Perché se durante la ristrutturazione di una vecchia casa qualcuno comincia a vedere i morti e a parlarci - appaiono e scompaiono anche un ragazzino arabo non bene identificato che ruba le olive e un somarello bianco di nome Rasputin, amato compagno di giochi delle sorelle durante l'infanzia - come minimo mi chiedo se non ci siano sostanze tossiche nel sottosuolo, rilasciate dal terreno smosso dai muratori.
Opera prima dell'assistente di Jacques Rivette Shriel Amitai, parte bene, prosegue in un allegro caos per poi crollare miseramente nel ridicolo. La sceneggiatura - di stampo teatrale, tutto il film si svolge in pochi metri quadrati - è stata appena abbozzata, lasciando all'improvvisazione degli attori gran parte del lavoro. E purtroppo si vede, i dialoghi sono futili e slegati, le scene disuguali, il montaggio non collabora a rendere più fluido e comprensibile il tutto. L'ultima scena si svolge il 4 novembre 1995: le sorelle decidono di andare a Tel Aviv, per partecipare alla grande manifestazione per la pace a cui presenzierà Yitzhak Rabin, quando in auto sentono la notizia che è stato assassinato. E' l'unica scena davvero emozionante, con l'angoscia sulle facce delle persone, le automobili posteggiate di traverso sulla strada, sconosciuti che si abbracciano in lacrime, sgomenti perché sanno che qualcosa si è definitivamente spezzato: la Speranza.
Ma UNA scena davvero bella non basta a risollevare il film da una maldestra banalità. Strampalato e deludente.

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