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Totò e Peppino divisi a Berlino

Regia di Giorgio Bianchi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Totò e Peppino divisi a Berlino

di hallorann
7 stelle

Su Totò è stato già detto tutto, rivalutato una dozzina di anni dopo la morte, oggi è una figura familiare nell’immaginario collettivo cinematografico. La sua gloriosa carriera è cominciata alla fine degli anni trenta con FERMO CON LE MANI, presentando l’inconfondibile faccia e mimica in una manciata di pellicole fiacche e insulse. Della partita si salva solo SAN GIOVANNI DECOLLATO di A.Palermi, tratto da un racconto di N.Martoglio e scritto da C.Zavattini e A.Vergano, il futuro principe della risata sulla base di un solido soggetto dà vita a un personaggio nuovo e singolare nella asfittica scena comica italiana improvvisando e mettendo in luce tutte le sue migliori qualità creative. Dal 1945 al 1967 Totò interpreta una lunghissima catena di film da suddividere in tre o quattro fasi: la prima è quella costituita da titoli quali FIFA E ARENA, TOTO’ LE MOKO, TOTO’ SCEICCO spesso diretti da M.Mattoli e C.L.Bragaglia. Eleganti e ben confezionati con il comico superlativo mattatore, con TOTO’ A COLORI di Steno si passa alla seconda fase: UN TURCO NAPOLETANO, SIAMO UOMINI O CAPORALI? e TOTO’ PEPPINO E…LA MALAFEMMINA sono i titoli più rappresentativi di un periodo che ha il suo culmine con interpretazioni profonde e avulse dalla consueta e ripetitiva maschera delle dozzine di film prettamente commerciali degli anni ’50. GUARDIE E LADRI, DOV’E’ LA LIBERTA’, L’ORO DI NAPOLI, LA LEGGE E’ LEGGE e il capolavoro I SOLITI IGNOTI sono la dimostrazione delle capacità altre del comico “Parte…nopeo e parte napoletano”. Negli anni ’60 Totò mostra un po’ la corda non per motivi personali o per le precarie condizioni della vista, ma per le sceneggiature scialbe e banali propinategli e per i registi mediocri che lo dirigono, lungometraggi poggiati solo ed esclusivamente sulle sue gag, la sua mimica, i giochi di parole e le improvvisazioni con le varie spalle di turno, in pratica sulle sue spalle.

 

TOTO’ E PEPPINO DIVISI A BERLINO girato nel ’62, è l’ultimo film girato in coppia con il bravissimo conterraneo Peppino De Filippo, diretti dal navigato ma non eccelso Giorgio Bianchi (IL CONTE MAX) e si distingue per alcune curiosità. Innanzitutto si intersecano le parodie de I MAGLIARI di F.Rosi e VINCITORI E VINTI di S.Kramer e poi si gioca con la guerra fredda tra Usa e Urss e le sue immancabili spie, Kruscev di spalle, le contrapposizioni Est/Ovest e in conclusione perfino con la Cina. Riferimenti “sui generis” alla realtà di quegli anni filtrati con la commedia degli equivoci, con la verve dei protagonisti e con il loro inesauribile bagaglio umoristico, lessicale e umano. Per la verità non tutte le situazioni comiche sono riuscite, tra le migliori c’è la decifrazione dei codici degli aerei americani spia (i famosi U2) e dei loro voli segreti nei cieli dell’Est Europa con l’aiuto della Smorfia Napoletana, Totò inoltre veste i panni della zia monaca che appare in sogno per dargli i numeri del lotto. Due spalle fisse del suo cinema come Luigi Pavese e Mario Castellani sono presenti in ruoli inediti, il primo come spassoso generale russo e il secondo come aiuto regista. Ingegnose poi le ricostruzioni di Berlino e dello storico muro fatte negli Studi De Paolis e a Tor di Valle, deliziose infine le musichette del maestro Armando Trovajoli. Nel 1966 per Totò ci sarà l’incontro decisivo con P.P.Pasolini che nell’ideologico UCCELLACCI E UCCELLINI e negli episodi poetici e bizzarri tratti da LE STREGHE e CAPRICCIO ALL’ITALIANA darà ulteriori e definitive prove di maturità artistica ed espressiva.

 

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