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12 Citizens

Regia di Ang Xu vedi scheda film

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La recensione su 12 Citizens

di pazuzu
7 stelle

Prendere un testo come 12 Angry Men, scritto da Reginald Rose nel 1954 ed oggetto, nel 1957, del magistrale adattamento cinematografico di Sidney Lumet (noto in Italia col titolo Parola ai Giurati) può essere sintomo di incoscienza e avventatezza. Se invece a proporsi in una simile operazione è un regista teatrale giovane ma già pluripremiato in patria, può essere legittimo parlare più semplicemente di coraggio e di fiducia incondizionata nei propri mezzi. Il regista in questione è il cinese Ang Xu, che oltre a confrontarsi con un'opera intoccabile, lo fa con quello che risulta essere il suo esordio cinematografico. Lanciatosi in quello che ad occhio può sembrare comunque un doppio salto mortale, Xu ne esce sorprendentemente tutto intero, realizzando un film asciutto e riuscito, nel quale il canone aristotelico dell'unità di tempo, luogo e azione viene rispettato senza che a rimetterci (come spesso accade quando al cinema la mano che dirige non è più che sicura) siano il ritmo o la presa sullo spettatore.

Stante il rispetto dello schema originario, Xu (con il supporto dei due co-sceneggiatori, Jinglong Han e Yujiao Li) evita di creare una copia-carbone del film di Lumet accomodando il canovaccio al fine di adeguarlo alla sensibilità e alla cultura delle proprie latitudini: il caso da analizzare resta lo stesso di sempre, ovvero quello dell'omicidio di un uomo il cui unico sospettato è il figlio, teoricamente inchiodato da due testimoni; qui, diversamente che nell'originale, a mutare è la validità formale del processo stesso, basato ancora sul diritto anglosassone, ma organizzato per finta dalla facoltà di giurisprudenza nell'ambito di un corso di "diritto occidentale": i dodici cittadini del titolo, pur non essendo formalmente veri giudici popolari, sono comunque persone di differente cultura ed estrazione sociale che si trovano a dibattere su un accadimento che è di dominio pubblico, in un confronto che va avanti ad oltranza fino al raggiungimento dell'unanimità dei pareri; partendo da quella che sembra essere una verità assodata e schiacciante, undici di loro voteranno subito per la colpevolezza, ma la presenza di una voce discordante che, nonostante le apparenze, cerca di appellarsi alla razionalità, li porterà a tornare uno ad uno sui propri passi, riflettendo sulla superficialità di prese di posizione affrettate, portando a galla la pesantezza dei pregiudizi (che nell'opera di Lumet erano razziali, mentre qui principalmente classisti, legati alla contrapposizione tra ricchi e poveri, molto sentita in Cina) e sfociando in una sottesa quanto evidente critica alla pena di morte.
Stemperato qua e là da momenti di necessaria ironia, e recitato ottimanente da un manipolo di attori affiatati alle prese con personaggi ben definiti in fase di scrittura, 12 Citizens (Shier Gongmin) arriva fino in fondo con inattesa leggerezza. E viste le tante insidie insite nel progetto, per l'intraprendente Ang Xu è un risultato davvero degno di nota.

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