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Fires on the Plain

Regia di Shinya Tsukamoto vedi scheda film

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La recensione su Fires on the Plain

di Atreides
7 stelle

La gestazione di questo film di Tsukamoto si protrae fin dai suoi esordi. Era da inizio carriera che voleva girare un film di guerra, che sarebbe stato il secondo a basarsi su uno dei più celebri romanzi con sfondo la Guerra nel Pacifico.

Siamo nelle Filippine occupate dai giapponesi, seguiamo un uomo, uno scrittore di scarso prestigio chiamato alle armi improvvisamente e affetto da tubercolosi. L'inizio è grottesco: a causa della sua malattia, viene mandato dal comandante del suo plotone presso l'ospedale da campo ma lì viene rifiutato, le sue condizioni non sono abbastanza gravi da aver la priorità su altri casi. Torna dal suo comandante e questo lo insulta e lo rimanda indietro, al povero Tamura quindi non resta che accamparsi a metà strada con altri soldati nelle sue stesse condizioni. Le cose si complicano quando l'ospedale viene distrutto da un bombardamento alleato. Una volta appreso che anche il suo plotone è stato spazzato via, a Tamura e agli altri soldati superstiti, privi ormai di qualsiasi organizzazione, non resta che procedere con una precipitosa ritirata attraverso una giungla lussureggiante ma ostile.

 

La giugla delle Filippine ha in questo film, lo stesso carattere che avevano le giungle urbane di altre opere di Tsukamoto quali Tokyo Fist, domina la logica dell'homo homini lupus. La domanda è : ai fini della sopravvivenza a quanta parte della propria umanità un uomo è disposto a rinunciare? Protagonisti qua sono i corpi dilaniati, la decomposizione, i vermi e gli insetti, il cannibalismo, su cui il regista indugia senza nessuna gratuità ma solo una crudezza senza pari. Un orrore infinito in cui anche gli aggressori diventano vittime.

 

Nobi non aggiunge nulla alla cinema di Tsukamoto, essendo il suo classico lavoro dalle riprese convulse e dalla fotografia spesso fredda, ma dimostra ancora una volta un grandissimo talento.

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