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Corn Island

Regia di George Ovashvili vedi scheda film

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La recensione su Corn Island

di marcopolo30
10 stelle

Struggente racconto d'amore (per la terra) che avanza lento ma inesorabile in novanta minuti tanto laconici quanto carichi di significati. Una sorta di “Il vecchio e il mare” in versione d'acqua dolce, assolutamente da non perdere.

Ieri sera ho pianto davanti a un film. Non mi succedeva da non so quanto tempo. Anni, senza dubbio. Parecchi anni. E l'opera in questione non è certo uno di quei cosiddetti film strappalacrime, (sub)genere che mal digerisco, cerco di schivare e -quando non vi riesco- è solito causarmi conati di vomito, non occhi lucidi. No, il film in questione è un micro-dramma che arriva dalla Georgia (quella ex-sovietica, non quella al nord della Florida...) e che con passo tanto lento quanto regolare ci racconta l'amorevole sfida di un anziano contadino a un lembo di terra emersa solo per 4-5 mesi l'anno. La Corn Island del titolo è infatti uno dei tanti isolotti che il fiume Enguri, confine (di guerra) tra Georgia e la secessionista Abkhazia, crea annualmente nella tarda primavera per tornare poi a inghiottire con le piogge autunnali. È terra molto fertile nonché, evidentemente, di facile irrigazione nei mesi più secchi, ma che presenta altresì due rischi non di poco conto: i poco raccomandabili soldati di entrambi i bandi che pattugliano costantemente il fiume, e il fiume in se, o la natura più in generale, che ha in fondo l'ultima parola. Insindacabilmente. I circa 90 minuti di durata offrono appena una manciata di dialoghi; poche battute, pochissime. Starebbero senza problema in una sola paginetta, eppure ciascuna d'essa è talmente pregna di significato da rivelare allo spettatore tutto quello di cui ha bisogno affinché questi possieda la giusta chiave per collocare al posto giusto ogni singola tessera di questo meraviglioso e straziante mosaico. Oltre al vecchio (lo spettatore non verrà mai a sapere il suo nome; informazione superflua ai fini del racconto) e alla sua giovanissima nipote, l'altro vero protagonista è l'isola stessa (anonima quanto il vecchio, tanto per giocare ad armi pari) che il regista tiene costantemente al centro della scena, inquadrandola in tutti i modi possibili. Insomma qui l'isola tutto è fuorché un semplice sfondo. La regia porta la firma di George Ovashvili, autore poco noto sebbene non esattamente esordiente (né giovanissimo, classe 1963) ma certamente da seguire in futuro. “Corn Island” venne presentato dalla Georgia all'attenzione dell'Academy come miglior film straniero, riuscendo a rientrare tra i 9 finalisti di gennaio, ma non nella cinquina di nominati alla statuina. Tale premio andò, per la cronaca, a “Ida” di Pawel Pawlikowski.

 

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