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The Humbling

Regia di Barry Levinson vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Humbling

di alan smithee
7 stelle

 

Tratto dal noto romanzo di uno dei più celebrati scrittori contemporanei statunitensi, Philip Roth – THE HUMBLING, ovvero L'Umiliazione, segna il ritorno alla regia del premiato celebre cineasta Barry Levinson, sempre piuttosto attivo al cinema, ma ultimamente piuttosto lontano dalla forma che lo ha reso uno dei registi più ammirati, quantomeno dall'Academy hollywoodiana.

The Humbling significa anche il ritorno trionfale, sul tappeto rosso del Lido tra la folla in estasi, di Al Pacino, star celebrata e meritatamente riverita proprio all'ultima Mostra del Cinema veneziano del 2014, dove il suo film fu presentato ad inizio manifestazione, così all'inizio da impedirmi di vederlo in quella eccezionale occasione ufficiale.

E chi meglio dell'indomito leone italoamericano quale è il nostro baricentrico attanagliante attore Pacino poteva rendere con tale millimetrica precisione i tic, le espressioni scorate, ma anche ironiche, arrendevoli o ribelli, talvolta comiche, di un anziano famosissimo attore di teatro che, dopo una serie di buffi malintesi, viene colto da un grave attacco di panico che lo porta pure a procurarsi una brutta e pericolosa caduta dal palcoscenico, sotto lo sguardo senza parole, quasi attonito, di un pubblico avvinto, incredulo, ma completamente catturato dallo show nello show.

Dal ricovero conseguente in una clinica specializzata in malesseri della mente, il celebre divo Simon Axler troverà (o ritroverà dopo anni di calma piatta) i pulpiti di un'amore e di un erotismo giovanili in quel momento davvero inconsueti ed imprevedibili, grazie all'incontro del protagonista, con una giovane vicina lesbica che tuttavia pare rimanere particolarmente affascinata dalla figura decadente e decaduta del vecchio attore. E Greta Gerwig è molto brava, indispensabile, o almeno necessaria ad interpretare una figura femminile approfittatrice ed egocentrica, fedele più in onore del compromesso piuttosto che per assecondare i legami effettivi e lancinanti del cuore che l'ormai anziano mattatore di ritrova a recitare per se stesso, più che per il suo pubblico.

Un film d'attori, straordinari, carismatici, più che di regia, che tuttavia trova in Barry Levinson un direttore discreto ed attento a tenerli in riga, senza farli debordare (troppo) nella maniera, ma senza rinunciare a momenti strepitosi di cinico umorismo a tratti irresistibile, come nella scena dell'iniezione dal veterinario, con le sue lancinanti e dolorose premesse ed i relativi esilaranti, devastati post da sovraddosaggio di antidolorifici per animali, con gonfiore della lingua e secchezza delle fauci che rendono il nostro mattatore uno zerbino finalmente arrendevole e domato.

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