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Lo strano vizio della signora Wardh

Regia di Sergio Martino vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo strano vizio della signora Wardh

di giurista81
8 stelle

Coproduzione italo-spagnola datata 1970, “Lo strano vizio della signora Wardh” è, con molta probabilità, il thriller più famoso di Sergio Martino, ma, ad avviso di chi scrive, sicuramente non il migliore. Sceneggiato a sei mani da E.M.Brochero, V.Caronia e, dal ben più famoso e fido sceneggiatore delle opere di Martino, E.Gastaldi (suoi, tra gli altri, gli script di opere come “2019 dopo la caduta di New York”, “Tutti i colori del buio”, “I corpi presentano tracce di violenza carnale” e anche altri importanti opere dirette da altri registi come “Milano odia”, “Il mio nome è Nessuno” e “Il cinico, l’infame e il violento”), il film è strutturato in un modo assai simile ad alcune opere di Umberto Lenzi (che, tra l’altro, lo citerà palesemente nel successivo “Spasmo”). Non siamo quindi alle prese con uno spaghetti thriller in stile Dario Argento, bensì con una trama intricatissima che vede al centro un macchinoso (e poco credibile) complotto, ordito dai parenti e da alcuni spasimanti della protagonista, per portare la medesima alla pazzia e successivamente alla morte con il fine di ereditare i suoi ingenti capitali. La sceneggiatura regge piuttosto bene per la prima ora (con un pazzo omicida in azione e altri assassini che sfruttano la situazione per mascherare i loro assassini utilizzando un modus operandi conforme a quello del serial killer), poi, si sfilaccia progressivamente con personaggi che tengono condotte inverosimili comportandosi in un modo tale da non fare immaginare minimamente allo spettatore cosa vi sia sotto alla storia. Ne deriva, quindi, un senso di presa di giro e di occasione sprecata. Finale poco chiaro e altamente illogico (non si capisce come la polizia deduca chi ci sia dietro la macchinazione e soprattutto non si capisce perché i colpevoli si diano alla fuga sebbene non vi sia, in concreto, alcun indizio contro di loro!?).
Aldilà dello script, si segnala una regia un po’ altalenante (c’è qualche piccola caduta di ritmo), ma con dei momenti assai qualitativi (movimenti di macchina dinamici e uso dell’obbiettivo a tratti psichedelico) e frangenti in cui la tensione sfiora vette da pellicola dell’orrore (vedi la sequenza all’interno dell’abitazione di Jean). Da segnalare un paio di sequenze oniriche tendenti al delirante (il sogno della Fenech su tutti) e la scena nel parcheggio che sarà citata da “La Polizia Chiede Aiuto” di Dallamano.
Ovviamente come in ogni spaghetti thriller che si rispetti non mancano nudi e scene omaggianti opere classiche come “Psyco” (omicidio sotto la doccia).
Buono il cast a disposizione con attori conosciutissimi dagli appassionati del genere come George Hilton (“Tutti i colori del buio”, Mio caro assassino”, “I predatori di Atlantide”), ma soprattutto due icone come Ivan Rassimov e Edwige Fenech che sortiscono prove decorose e credibili.
Poco curate la fotografia (cosa piuttosto strana per un film di Martino) di E.Foriscot e le scenografie di J.L.Galicia; ottima, invece, la variegata colonna sonora di Nora Orlandi con, tra gli altri, un tema (quello della scena con Hilton e la Fenech impegnati in una pesca subacquea) che sembra aver ispirato John Williams per una delle musiche secondarie del celebre “Lo Squalo”.
In definitiva, “Lo strano vizio della signora Wardh” è un’opera che si assesta a metà strada tra il c.d. psyco thriller argentiano e il thriller con ambientazione borghese tanto caro a Umberto Lenzi in cui si mette in scena il materialismo proprio di un certo contesto sociale. Consiglio la visione a tutti i cultori di B-Movies italiani soprattutto, perché il film in questione sarà citato da vari registi, come già detto precedentemente, compreso Martino che utilizzerà una frase inserita in un biglietto dell’assassino (“Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave”) per intitolare una sua pellicola successiva. voto 7

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