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Carol

Regia di Todd Haynes vedi scheda film

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La recensione su Carol

di michemar
8 stelle

Todd Haynes realizza un’opera che emoziona, con eleganza e con una notevole percezione della sensibilità femminile. Pur se a fianco di una delle più fascinose Cate Blanchett mai viste, mi ha colpito maggiormente la strepitosa Rooney Mara: intensa perfetta delicata passionale senza mai eccedere, il suo personaggio lo interpreta magnificamente.

Che Todd Haynes potesse affermarsi un grande regista riprendendo il filone melodrammatico di Douglas Sirk lo si era capito già con il bellissimo Lontano dal paradiso, anche se Sirk a differenza sua amava il lieto fine. Storia drammatica, quella, e amore difficile, sofferto, diciamo pure impossibile, data l’epoca in cui si snoda la vicenda della signora Cathy (interpretata da una meravigliosa Julianne Moore) che si innamora di un giardiniere nero, elementi che qui Haynes riprende e riportando in eguale misura. Stesso periodo dell’America borghese e benestante, stessa agiatezza delle famiglie ma soprattutto con buona parte del cast tecnico che ne replica la splendida parte visiva. La fotografia di Edward Lachman e i costumi di Sandy Powell infatti ripropongono colori carichi e avvolgenti, abiti di estrema eleganza che raramente si vede nei film che, accompagnati dalla indimenticabile musica del fedele musicista Carter Burwell, ci si trova magicamente immersi in un mondo che non esiste più.

La storia, basata sul romanzo The price of Salt di Patricia Highsmith, poi meglio conosciuto come Carol, è semplicemente una storia d’amore, che purtroppo semplice non può essere sia per quel periodo di ambientazione sia per i giorni nostri, in quanto l’amore tra persone dello stesso sesso è sempre malvisto dalla parte più bacchettona della società, quella che si suol chiamare – e pare un controsenso – i “benpensanti”, come se coloro che limitano le libertà altrui riflettino bene e meglio degli altri. Carol è una moglie matura infelice ma madre affettuosa: la sua tendenza omosessuale non è un segreto e ha sofferto la convivenza con il marito, un uomo molto preso dal suo lavoro e quindi egoista e distratto, ma molto arrabbiato dal comportamento non tollerato della moglie. Therese invece è una dolce e bella ragazza che lavora in uno di quei grandi magazzini che tanto si sono sviluppati nei felici e ricchi anni ‘50/’60 americani. Ha una vita normale come tutte ragazze di quegli anni, quindi con amici vivaci, spensierati e fiduciosi nel futuro, un quasi fidanzato e un mini appartamento in cui vive. Come tutte, insomma. Quando il suo sguardo incrocia quello di Carol è la svolta nella sua vita: i suoi profondi occhi grigioverdi rimangono incantati e persi in quelli celesti di quella signora in pelliccia che cerca il regalo di Natale per la sua bimba. È così che Therese scopre, capisce, realizza, tramite l’attrazione che prova in quel momento, la sua strada affettiva e sentimentale. È amore, dunque, quello vero, quello che stravolge la vita delle persone che provano un vero sentimento.

Fin qui parrebbe un normale film romantico e invece la mano felice di un Autore vero come Todd Haynes lo trasforma in un mélo struggente e travolgente, perché non è una semplice narrazione di fatti e neanche una cronaca di un amore osteggiato da parenti e conoscenti, ma una splendida storia di sguardi, di ostacoli da superare, ma anche di immagini stupende colorate da una fotografia mozzafiato, in cui si esalta da un lato l’eleganza e la presenza magnetica di Cate Blanchett, con i suoi capelli biondi a cascata sul costoso visone che paiono far parte della scenografia, assieme ai suoi appariscenti guanti rossi, come il suo rossetto, come il rossetto che userà anche Therese, e dall’altro lato la presenza ora timida ora imperiosa della più che sorprendente Rooney Mara. Una esuberante, volitiva, pronta a tutto pur di trovare quella pace e quella stabilità affettiva che le manca, l’altra semplice, di non grandi pretese, che acquista sicurezza man mano che la storia con Carol diventa seria e impegnativa. Fino al punto che, sorprendendo tutti e contro ogni aspettativa, sarà lei a dover e saper prendere la decisione finale. Se ritirarsi in buon ordine e vivere una vita secondo schemi tradizionali oppure dare una risposta ferma alle proprie esigenze di persona matura che cerca la felicità.

 

L’intera trama si svolge interamente tra le due uguali sequenze che aprono e chiudono il film, ma soprattutto tra due mani affettuose che si poggiano sulle spalle di Therese. Dovendo scegliere in maniera definitiva (e ciò lo si capisce solo nella ripetizione finale) se accettare l’invito non ripetibile e ultimatorio di Carol, che la lascia ponendole una amorevole mano sulla spalla destra, oppure quello di un vecchio amico per una cena in comitiva, che la saluta con una amichevole mano sulla spalla sinistra, è lei, Therese, che rimasta sola al tavolo del locale a riflettere sgomenta, che prende la sua decisione, è lei che deve dare una vera risposta anche a se stessa. Le sue spalle diventano metaforicamente il bilanciere della sua vita futura, su quelle esili ossa pesa la risposta, una sola a due domande così diverse e distanti: “Io ti amo e ti aspetto, vuoi tornare da me?” opposto a “Vieni a cena con gli amici?”. Cosa ha deciso lo si intuirà solo nella lenta, solenne, commovente scena conclusiva in cui, in un film tutto raccontato da sguardi intensi, assistiamo col fiato sospeso ad uno dei più lunghi, espressivi ed emozionanti scambi di sguardi mai visti al cinema. Occhi che parlano che ascoltano che amano che propongono che promettono. Sguardi che non lasciano scampo: siamo qui! E infatti “Niente accade per caso e tutto torna al punto di partenza. Nessuna mia spiegazione potrebbe essere di conforto per te. Tu cerchi una soluzione, perché sei giovane, ma un giorno capirai tutto questo. Ci siamo concesse il più straordinario dei regali” come scrive Carol alla ragazza. Tutto torna al punto di partenza…

 

Pur se a fianco di una delle più fascinose Cate Blanchett mai viste sullo schermo, chi mi ha colpito maggiormente è stata la strepitosa Rooney Mara. Intensa, perfetta, delicata, passionale, senza mai eccedere, il suo personaggio lo interpreta magnificamente.

 

 

Todd Haynes ha realizzato un’opera che non commuove ma emoziona lo spettatore nello spicchio più intimo dell’anima, con eleganza e con una notevole percezione della sensibilità femminile, come solo lui sa fare in questi anni, scegliendo con cura e senza sbagliare la scelta per le attrici giuste per i ruoli creati dalla penna della sceneggiatrice Phyllis Nagy. Un film delicato e forte allo stesso tempo, senza calcare la mano nei momenti più sensuali, ma solo dosando gocce di eros funzionali alla narrazione, facendo esprimere i gesti e le parole giuste, come dice nell’unica scena d’amore l’estasiata Carol: “Che strana ragazza che è lei… piovuta dallo spazio!”.

 

Una storia di sguardi, che non va persa: un film in cui la fotografia e la musica si ergono a coprotagonisti. Perfetta come sempre la sua regia e anche se nel complesso non è certamente un capolavoro indimenticabile, e però un film in ogni caso coraggioso e benissimo raccontato. E da non perdere.

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