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Azul y no tan rosa

Regia di Miguel Ferrari vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Azul y no tan rosa

di maurizio73
6 stelle

Diego, fotografo di moda dichiaratamente gay e fidanzato con il ginecologo Fabrizio, è anche il padre dell'adolescente Armando avuto anni prima da una relazione con una donna. Quando in seguito ad un pestaggio omofobo Fabrizio, prima caduto in coma, muore in un letto d'ospedale Diego cercherà, tra molte difficoltà e pregiudizi, di indirizzare le indagini verso i reali colpevoli ed al contempo di riallacciare i rapporti con il figlio che non vede da molti anni e che mal comprende le sue inclinazioni sessuali. Grazie al supporto delle sue amiche e collaboratrici, la cantante transessuale Delirio Del Rio e la svampita tuttofare Perla Marina, riuscirà nel suo diffile intento.
Il primo lungometraggio del venezuelano Miguel Ferrari, autore televisivo fin qui impegnato in diverse soap-opera autoctone (da quelle parti si chiamano 'telenovelas'), bazzica con leggerezza ed ironia, i territori di una pittoresca promiscuità sociale e sessuale cari all'universo melodrammatico dell'Almodovar di 'Tutto su mia madre' e 'Parla con lei', ma senza la vibrante sensualità e la feroce intransigenza di quest'ultimo, accontentandosi piuttosto di indirizzare le buone ragioni di una intelligente riflessione sulle tematiche della tolleranza e del rispetto per le diverse varianti delle preferenze di genere (incarnate dalle logorroiche esternazioni biografiche della bizzarra Delirio) sul piano assai più rassicurante e tradizionale della commedia sentimentale ai tempi della famiglia allargata e della genitorialità gay. Puntando sul senso plastico di una messa in scena che si apre sulle eleganti coreografie di un sensuale tango e intercalando i momenti salienti (almeno due) del crescendo drammaturgico con le trascinanti esibizioni canore di furbeschi inserti musicali (un gustoso arraggianmento latino di 'Non sono una Signora' con tanto di scimmiottameto trasgender della Bertè nazionale e le struggenti arie della 'Casta Diva' pucciniana), Ferrari alterna con mestiere e civetteria il registro della commedia brillante con quello di una prevedibile formazione sentimentale, finendo con il propinarci con amabile ironia i luoghi comuni di una discriminazione sociale che si combatte tanto sul fronte esterno (i soliti ragazzotti fascistoidi dal pestaggio facile) quanto su quello interno (le famiglie di entrambi i protagonisti maschili promessi sposi ed il figlio adolescente di uno dei due) ed infarcendo la storiella con tutte le plausibili variabili delle tematiche di genere (il matrimonio e la genitorialità gay, la formazione sentimentale e l'dentità sessuale ai tempi delle chat, la violenza sulle donne, il parto in acqua, i 'maître à penser ' pseudo-culturali dell'imbonizione televisiva, l'irresistibile estro di un talento trasgender e chi più ne ha più ne metta). Il risultatto è un filmetto gradevole e consolatorio dove i personaggi rispondonono con prevedibile condiscendenza alle diverse funzioni della commedia sentimentale senza cadere più di tanto nel grottesco o nella macchietta (bravo il protagonista maschile Guillermo García) e dove il montaggio riesce bene a compensare le banalità della regia giustificando i quasi 120' abbondanti di pellicola.
Il titolo si riferisce all'uso di preparare il corredo ai bambini prima della nascita senza conoscerne anticipatamente il sesso. Premio Goya 2014 come 'Miglior film straniero in lingua spagnola' e presentato al 'Sicilia Queer Fest' a Palermo nel Giugno dello stesso anno.

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