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La stanza del vescovo

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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La recensione su La stanza del vescovo

di Baliverna
6 stelle

Una bella villa nobiliare sul Lago Maggiore è in realtà una prigione di individui frustrati e disperati, dalla quale è impossibile uscire.

Direi che è girato tecnicamente bene, ma ci sono delle criticità sull'interpretazione del protagonista e sui personaggi.

Quanto a Tognazzi, l'attore dà vita ad una leggera caricatura di nobile disperato, frustrato e lussurioso allo stesso tempo, auto-condannatosi ad un matrimonio d'interesse. La recitazione un po' accentuata e sopra le righe, e la caricatura, mi hanno sempre dato fastidio, perché il personaggio finisce per apparirmi non realistico. Qui Tognazzi assume accenti così negativi e così enfatizzati, da risultare patetici. Secondo me, l'attore ha dato il meglio di sé nei ruoli misurati e sfumati di molti altri film.

Ma sono tutti i personaggi principali ad essere negativi o addirittura ripugnanti, e l'avere davanti agli occhi di continuo figure antipatiche mi ha in parte rovinato il piacere del film. Ciò trae origine dalla ben nota avversione di Dino Risi per i nobili (e per il clero), che qui però sembra prendergli la mano e dominare il film. L'obiettivo del regista non sembra non tanto il raccontare un dramma con sottotrama gialla, quanto bastonare un mondo e una classe sociale, dandone il ritratto più negativo possibile. E anche il libertino velista non è molto migliore dei suoi improvvisati “amici” altolocati.

A differenza di Tognazzi, gli altri attori recitano senza inutili enfasi. Anche la Muti, che secondo me non è mai stata così bella come qui, recita abbastanza bene.

Come già dicevo, il film è ben diretto e girato; tecnicamente parlando, Dino Risi mi ha confermato il suo consolidato mestiere.

PS: non so perché il film è ambientato forzosamente in estate, quando si vedono bene gli alberi spogli e i monti innevati alle spalle. Forse per far spogliare plausibilmente le due bionde, e mostrare la Muti in costume?

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