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The Lobster

Regia di Giorgos Lanthimos vedi scheda film

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George Smiley

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Lobster

di George Smiley
8 stelle

In un futuro tanto distopico quanto mai prossimo, essere single è diventato un reato e se si viene colti in flagrante si viene prelevati e portati in un hotel nel quale si ha quarantacinque giorni per trovare la compagna (o il compagno) ideale, pena la trasformazione in un animale a propria scelta. David, appena consumato il divorzio dalla moglie, si ritrova nel suddetto hotel in compagnia del fratello Bob, trasformato in cane per non essere riuscito a trovare la compagna della vita e di cui si prende cura da allora. Dopo tragicomici tentativi di trovare una donna per scampare a un destino da aragosta (questo l'animale da lui scelto per continuare la sua vita in caso di mancata riuscita della ricerca di una compagna), fuggirà dall'hotel per trovare riparo nel gruppo dei "solitari", una banda di fuorilegge fuggiti dal grottesco albergo e che vive nei boschi lì vicino, la quale rivendica il proprio diritto alla solitudine al punto da rispettare la regola ferrea che impone la non formazione di coppie e il divieto all'amore e al sesso. Il problema è che proprio in questo ambiente David si innamorerà...

Colin Farrell

The Lobster (2015): Colin Farrell

Grottesco all'inverosimile, il film di Yorgos Lanthimos si focalizza sull'appariscenza e l'ipocrisia di un mondo in cui chi non fa vita di coppia è considerato un disadattato, un emarginato e, in definitiva, un individuo da correggere o da spogliare definitivamente della propria dignità di essere umano per mezzo della degradazione ad animale, ma in cui uomini e donne sono più soli ed alienati che mai, vittime di un sistema che cerca di convincere le persone che la solitudine è un comportamento deviato ma che, così facendo, inificia le relazioni interpersonali trasformandole in specchietti per le allodole al fine di nascondere la paura di essere giudicati e, di conseguenza, puniti. Il rapporto di coppia, oltre che del sentimento, viene spogliato anche della componente sessuale, la quale è squallida e meccanica, priva di autentico erotismo; l'amplesso diventa un meccanismo combinato di automi privi di qualsiasi carica sessuale, un atto deumanizzato che ha come semplice fine quello di mantenere le apparenze. I figli, manco a dirlo, vengono utilizzati solo come espediente per incentivare una relazione, e questo particolare è denso di critica nei confronti della società odierna, nella quale molti genitori mandano avanti fra stenti la propria convivenza in nome del benessere dei figli, non accorgendosi delle sofferenze e del disagio che arrecano proprio a questi ultimi, utilizzandoli come puro pretesto per provare a salvare un rapporto ormai compromesso. Viene pure da pensare a una certa fetta della gioventù odierna (e mi riferisco ai giovanissimi, perché, pur essendo io del '96, posso assicurarvi che la differenza di età ad esempio con i '99 si sente eccome) che considera la fidanzata (o il fidanzato) come un oggetto da esporre in vetrina per ottenere consensi dai pari età e per apparire agli occhi dei più deboli. Inutile dire che una simile distorsione può portare in futuro a delle coppie malformate e ad uno scambio fra sessi (o anche fra persone dello stesso sesso) malsano, privo dell'intensità di un semplice sentimento o dell'attrazione sessuale (che esula dal concetto di bellezza oggettiva, si noti bene), e quindi in questo senso l'opera del regista greco appare più attuale che mai. Qui la dimensione sessuale dell'individuo appare schematizzata, programmata, a tratti grottescamente computerizzata (la scena in cui a David viene domandato il proprio orientamento sessuale, e alla domanda se ci sia un'opzione rispecchiante la bisessualità l'inserviente risponde che non è momentaneamente disponibile), e sono impedite persino le pratiche concernenti l'autoerotismo, una componente naturale dell'essere umano che qui viene bollata come sbagliata. Ci si può inoltre accoppiare solo secondo un criterio di similitudine (simili caratteristiche fisiche o psichiche), annientando la bellezza e il rispetto dell'individualità nella ricerca del partner giusto, il quale dovrebbe attrarci anche in virtù della sua diversità da noi. Ma non è tutto, perché anche dall'altra parte della barricata il conformismo e l'aderenza agli schemi dominano, in maniera forse anche più marcata e ricattatoria: da un contesto di apparente libertà, ovvero la rivendicazione della solitudine, si passa all'impedimento di qualsiasi legame sentimentale, ridimensionando ancora una volta l'essenza umana. Il conformismo e la sopraffazione, sembra dirci Lanthimos, si celano sia dietro ai conformisti dichiarati, sia ai cosiddetti anti-conformisti, forse ancora più invasati e fondamentalisti dei primi, e dunque i mostri esistono da entrambe le parti (la donna dell'hotel che uccide il fratello di David solo per provare che questi cerca di ingannarla così come la rigida e odiosa leader dei "solitari"). Ma è proprio in questo ambiente di soffocamento delle emozioni che David trova realmente l'amore, e la scena nella quale lui e la sua amata sono costretti a recitare la parte degli innamorati e lui finisce per dichiararsi veramente mettendo a nudo i propri desideri è il climax emotivo di un film altrimenti asettico e volutamente spiazzante per l'impietosa descrizione dei rapporti tra persone che ci presenta. Ma il finale ci riporta al pessimismo iniziale, presentandoci i due protagonisti in un'ipotetico ritorno in città e dunque in un nuovo asservimento al regime vigente, con David che per stare vicino alla donna che ama, diventata cieca, decide di accecarsi anch'egli, così da essere di nuovo compatibili e poter stare insieme.

Yorgos Lanthimos usa uno stile di regia statico che sottolinea l'immobilità emotiva dei personaggi, i quali si muovono come degli automi e parlano con voce atona, conferendo un tono surreale ad una pellicola attraversata da parecchie impennate di comicità tagliente come un rasoio, la quale può essere letta come il motivo per cui molte persone hanno trovato il film stravagante, ma che risulta una scelta più che azzeccata se contestualizzata nel tono cercato dal regista e negli argomenti trattati. Bravi anche gli attori, con Colin Farrell appesantito dai chili messi su per interpretare il personaggio e che sfodera un'interpretazione in sottrazione che risulta davvero riuscita ed emoziona nei momenti in cui la sua maschera apatica cede il passo alla commozione per la morte del fratello o al trasporto emotivo che accompagna la sua dichiarazione d'amore. Un film insolito, originale e bello, una ventata d'aria fresca nel panorama delle distopie contemporanee.

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