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The Program

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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La recensione su The Program

di Furetto60
6 stelle

Biopic sulla vita del mitico ciclista Lance Armstrong. Buona la regia, convincente l'interpretazione

 

Lance Armstrong, per i pochi che non lo sapessero, è stato un leggendario ciclista, unico nella storia a vincere per sette volte consecutive il tour de France. Ammalatosi di un cancro al testicolo in giovane età, si trovò a combattere contro questo infido male, che lo lasciò malconcio sia fisicamente che psicologicamente, tuttavia da questo doloroso calvario, trasse la forza per rinascere e riprendersi completamente, andando a vincere tutto ciò che si poteva vincere. Tuttavia questa parabola apparentemente miracolosa, aveva alla base un losco segreto, che si chiamava “doping” Armstrong atleta e uomo megalomane, in preda ad un delirio di onnipotenza, coadiuvato dal suo team e dal medico sportivo Ferrari, aveva messo su un vero e propria sistema superorganizzato, per somministrarsi e somministare sostanze dopanti come EPO, testosterone, steroidi e quant’altro potesse essere utile alla causa, cioè vincere sempre e ad ogni costo. All’inizio ci fu qualche giornalista coraggioso che avanzò dei dubbi sulla sua folgorante carriera, prima di allora era Armstrong, era stato  un mediocre ciclista che non aveva mai brillato,penalizzato anche da un fisico inadattato.Tuttavia Lance nel frattempo aveva fatto tanti soldi, che poteva corrompere chiunque ,in più aveva amicizie impportanti e influenti e il “merchandising” che aveva artatamente allestito, era un affare troppo grosso ed economicamente impegnativo, per consentire che ci fossero delle “ombre” su di lui, anche in considerazione degli sforzi profusi per appoggiare e finanziare i centri per la ricerca sul cancro, peraltro anche la pubblica opinione, che lo osannava continuamente,era dalla sua parte .Cosi le inchieste furono insabbiate e tutto fini in una bolla di sapone, anche perché Armstrong, malgrado frequenti controlli, era riuscito a scappottarla sempre, grazie alla geniale e supertecnologica struttura che aveva concepito, all’uopo in grado di manipolare gli esiti delle analisi. Così dopo aver sconfitto il cancro e aver raggiunto traguardi straordinari, decise di ritirarsi, sfruttando commercialmente la fama che si era costruito, ma dopo qualche anno, non pago di tutto questo, commise il suo più grande errore, tornare a correre. L’aveva scampata tante volte, ma nel frattempo si era fatto anche tanti nemici, insomma, stavolta gli disse male. Bob Hamman, professionista di Bridge e fondatore di una compagnia assicurativa di eventi sportivi, avendo messo in palio 5 milioni di dollari nel caso Armstrong vincesse il suo settimo Tour de France, quando il ciclista arrivò primo, fece avviare delle indagini serie e serrate, lo accusò di doping e si rifiutò di pagare. Stavolta Armstrong, non la sfangò, a seguito anche di rivelazioni di compagni, fu costretto ad ammettere pubblicamente ,durante un’intervista ad un programma di Opra Winfrey, di aver usato molte sostanze dopanti tra cui la EPO l’eritropoietina, che aumentando il numero dei globuli rossi, aumenta anche l’apporto di ossigeno ai tessuti e di conseguenza la potenza del muscolo. Gli furono revocati i titoli e la sua favola finì nel peggiore dei modi, radiato da ogni competizione. Era crollato il mito. Da superuomo, a bieco manipolatore e imbroglione. Il biopic ricavato dalla sua storia è costruito bene, l’interpretazione convincente, le scene delle trasfusioni abbastanza realistiche. Non ci sono colpi di scena perché sappiamo, più o meno tutti, come è andata a finire, ma il lavoro del regista Frears, è rigoroso e più che dignitoso.

 

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