Regia di John Erick Dowdle vedi scheda film
Jack Dwyer è un bravo texano: ama la birra, lo sport, il barbecue, la moglie Annie e le loro due bambine. Crede nel sogno americano, ma è costretto a cercarlo in uno stato asiatico non identificato, dove si trasferisce per lavorare in una multinazionale. Sfortuna vuole che, proprio nel momento in cui Jack, consorte e figlie mettono piede fuori dall’aeroporto, nella fantomatica nazione orientale avvenga un colpo di stato: improvvisamente non ci sono più legge né ordine, solo un’indistinta folla di autoctoni armati di machete che chiede il sangue di ogni straniero. Lo schema su cui i fratelli Dowdle costruiscono No Escape è semplice e collaudato - un uomo comune alle prese con una situazione pericolosa e straordinaria - e l’intenzione sembra, a tratti, quella di confezionare un solido B movie d’azione, di stampo anni 80/90. Ma la tensione - altissima per quasi tutto il film - non basta a tenere insieme anime che non quadrano: il contesto è da horror, ma il discorso si prende drammaticamente sul serio, l’insistita cornice da dramma familiare cozza con gli improvvisi eccessi di violenza, Pierce Brosnan nei panni di uno 007 ingrassato e rozzo sembra capitato sul set sbagliato e dispensa ironia fuori luogo, gli accenni a responsabilità occidentali nello sfruttamento del terzo mondo non compensano una rappresentazione dell’estremo Oriente stereotipata e vagamente razzista. E i ralenti di bimbe in volo sono, semplicemente, imbarazzanti.
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