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La signora di tutti

Regia di Max Ophüls vedi scheda film

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La recensione su La signora di tutti

di LorCio
8 stelle

In gita coatta nel Belpaese, Max Ophuls porta una ventata di aria nuova realizzando un melodramma secco come una spina nel cuore ed asciutto come un giorno umido di primavera. Cercando di mescolare l’espressionismo nella salsa italiana, riesce a reinventare il nostro genere più importante (da Verdi a Rossini, siamo i re del melodramma) con invenzioni registiche di grande eleganza e di stupefacente attualità (notevole la scena in cui i medici rigirano il corpo della protagonista per poi incapsularla per la narcosi: movimenti di macchina sinuosi e raffinatamente coinvolti). Accanto ai meriti tecnici (riconosciuti persino alla Mostra di Venezia, allora ultrafascista) perentoriamente incisivi, non bisogna sottovalutare la potenza di una storia di crepuscolare disperazione, non solo nel disegno della protagonista – il prototipo della ragazza di provincia entrata nelle grazie di un pigmalione e destinata ad un epilogo funesto –, ma anche della prima moglie del suo maturo marito: la signora, paralitica, scopre il tradimento del marito e, nell’atto di raggiungerlo, inciampa e rotola per scale assieme alla sua carrozzella. È una scena straordinaria, che impreziosisce un film certamente imperfetto, un po’ leziosetto, ma di importanza fondamentale nella cinematografia italiana degli anni trenta. Isa Miranda è splendida in un ruolo da diva, ma che bravi Memo Benassi e la teatrante Tatiana Pavlova.

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