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Run All Night - Una notte per sopravvivere

Regia di Jaume Collet-Serra vedi scheda film

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Raffaele92

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La recensione su Run All Night - Una notte per sopravvivere

di Raffaele92
8 stelle

Ormai è ufficiale: Collet-Serra è uno dei migliori registi in circolazione.

Purtroppo questo splendido film è passato in sordina, confuso nell’amalgama di opere più o meno scadenti alle quali Liam Neeson ha prestato volto. Dimenticatevi la trilogia di “Taken”, dimenticatevi perfino il precedente film di Collet-Serra, il pseudo-riuscito “Non-stop” (2014), perché qui si vola molto alto.

Chiunque metta “Run All Night” al livello dei tanti (troppi) thriller d’azione adrenalinici da gustare una sera e poi gettare nel dimenticatoio, non ha capito nulla non solo di questo film, ma penso di poter dire del cinema in generale.

In quest’opera coesistono Friedkin, Scorsese e Melville, ci sono anime che pesano come (più del) piombo dei proiettili, c’è tutto il fascino, la crudezza e la sobrietà che possono scaturire da un’ambientazione urbana valorizzata come non accadeva da anni. Anzi, è forse errato parlare di ambientazione, giacché la città è vera e propria protagonista del film: è nei cuori marci e corrotti così come in quelli retti e onesti.

Qui colpa, rimorso e riscatto non sono solo concetti utilizzati per gonfiare lo spessore di personaggi piatti, ma tematiche la cui autenticità passa attraverso la caratterizzazione profonda e accurata di protagonisti eccelsi resi straordinari da un’interpretazione intensa.

Una pellicola che rende sacrosanta giustizia a ogni cineasta che abbia avuto a che fare con generi quali il noir, il thriller e il poliziesco, qui splendidamente fusi.

Non si può poi che parlare bene di un gigante come Ed Harris e di Neeson che, dopo più di un film sbagliato, torna a mostrarsi quel grande attore che sappiamo essere. Come se ancora non bastasse, vi sono anche il sempre ottimo Vincent D’Onofrio, nonché un cameo di (udite udite!) Nick Nolte a rendere superbo l’eccelso.

Strade violente, poliziotti corrotti e passati oscuri, echi superbi di alto cinema gangster e dolore affogato nella vendetta (ma potremmo anche dire di vendetta affogata nel dolore), il tutto illuminato dalle luci che squarciano la notte.

La prima parte del film (fino alla sequenza della fuga dal condominio, inclusa) è qualcosa di sconcertante, travolgente, unico, quasi impossibile da raccontare.

Negli ultimi trenta/quaranta minuti la prevedibilità comincia pericolosamente a serpeggiare, si sente un leggero odore di dejà vù ed è facile indovinare ad occhi chiusi l’approdo di almeno un paio di sequenze.

Ma niente paura, l’opera non è compromessa; di scivoloni non si può affatto parlare, solo di necessità narrative e soluzioni facili. Accettiamo però anche questo di buon grado, perché ciò non toglie lo spettatore dal rimanere comunque inchiodato alla poltrona fino allo scorrere dei titoli di coda (e si spera resti lì anche dopo, perché questi ultimi sono una favola).

Imperdibile.

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