Regia di Gianluca Petrazzi vedi scheda film
L’assassino di un poliziotto, dopo aver scontato un lungo periodo di carcere, torna in libertà e si mette subito nei guai daccapo. Il figlio del poliziotto assassinato, ora vicequestore, si mette sulle tracce del criminale con metodi rudi e determinazione assoluta.
Nel 2002 Giancarlo De Cataldo pubblica Romanzo criminale ed è un successo editoriale notevole. I bassifondi e le borgate romane, con i loro piccoli e grandi traffici di delinquenti dai nomi e dalle parlate caratteristiche rientrano di prepotenza nell’immaginario collettivo. Tre anni più tardi Michele Placido metteva in scena il film omonimo e la conseguente serie tv diretta da Stefano Sollima arrivava nel 2008. Da Romanzo criminale a Roma criminale il passo è talmente breve che non ci si crede: basta tagliare tre lettere e lasciare tutto intatto: atmosfere, tipologie di personaggi e di situazioni, ambientazioni, toni narrativi. Un lavoro che definire derivativo è poco, ma che certo non si avvicina nemmeno al concetto di plagio. Roma criminale è una variazione sui temi di Romanzo criminale, cavalcando la moda del momento senza fantasia; e valutando i mezzi a disposizione (sufficienti, ma non eccellenti) e la riuscita (idem: sufficiente, non eccellente), l’esordio registico di Gianluca Petrazzi può comunque definirsi positivo – nel ristretto campo di possibilità che i limiti dell’opera permettono. Scritto da Petrazzi insieme a Giorgio Savino, il film vede impegnati in prima linea Alessandro Borghi, Luca Lionello, Massimo Vanni, Mirko Frezza e Simona Cavallari, con ruoli minori anche per il regista di genere (e occasionalmente attore) Claudio Fragasso e per Raffaele Vannoli. Il ritmo c’è, ma è forse l’unica cosa salvabile di tutto il prodotto. 2,5/10.
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