Espandi menu
cerca
Predestination

Regia di Michael Spierig, Peter Spierig vedi scheda film

Recensioni

L'autore

karugnin

karugnin

Iscritto dal 27 giugno 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 29
  • Post -
  • Recensioni 117
  • Playlist 4
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Predestination

di karugnin
5 stelle

Per una frazione di tempo infinitesimale, quella necessaria affinchè due sillabe nella stessa parola si uniscano, ammetto di averci sperato: "nel millenovecentottan...", "tacinque!", esclamo io nel pensiero, ahimè istantaneamente smentito dalle sillabe "tuno" che vanno a completare la risposta su quando sia stata inventata la macchina del tempo. Sarebbe stata una citazione clamorosa, forse troppo, di più, un ossequioso omaggio, far coincidere l'evento diegetico con l'anno di uscita di "Back to the Future" (però, già che decidi di piazzarlo negli anni ottanta...). E allora accontentiamoci di quelle dodici cifre da comporre, non più su display elettronico ma semplicemente sulla combinazione di una custodia per violino, sistema di sicurezza quantomai indispensabile se trasporti un Lady Blunt o se la custodia è in realtà una macchina del tempo (mooooolto più pratica di una DeLorean a plutonio). I fratelli tedeschi Michael e Peter Spierig, registi e sceneggiatori, mettono in piedi una commistione (termine poco estetico ma "guazzabuglio" era peggio) di idee altrui (oltre alla trilogia di Zemeckis, che è in credito un po' con tutti, si usmano inevitabili effluvi di mostri sacri come "Terminator" e "Minority Report", ma anche di roba dozzinale tipo "Looper") a tema paradossi temporali ma non solo. La Precrimine moderna è quella che non si... ehm, limita a vedere il futuro e anticipare il delitto ma manda i propri agenti direttamente nel passato per modificarlo (con discrezione, pena legge marziale ed esecuzione capitale) e impedire agli unabomber di piazzare gli ordigni. Bastava? Ovviamente no, ed ecco allora che gli Spierig Bros ci spiazzano abilmente collocando al centro di tutto la storia di Jane (la bella e inquietante Sarah Snook), della sua trasformazione in John (un angosciante incrocio tra Rita Pavone e Leonardo DiCaprio) e dei paradossi delle sue origini (il serpente che si mangia la coda all'infinito? Il gallo? Ermes e Afrodite?), farci scervellare sulle quali diventa il traino dell'intero film.

Rimarremo sospesi nell'antinomia matematica già di "Incendies", che qui raddoppia, chiedendoci se uno+uno+uno+uno possa davvero fare uno.

(Spoiler: Evidente l'analogia, non so se della sceneggiatura o del libro da cui è tratta, che non ho letto, con "Rabbia" di Chuck Palahniuk, in cui il protagonista viaggia nel passato andando a ingravidare la propria nonna e la propria madre.)

Un film di paradossi, non so se si è capito.

Ce n'è persino uno di natura extradiegetica: è il paradosso di flussi temporali che fa sì che Noah Taylor (mr. Robertson) sia esattamente uguale a tredici anni fa, quando anche in "Vanilla Sky" interpretava l'uomo del futuro.

"Un paradosso, Doc? Intendi una di quelle cose che distruggono l'Universo?"

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati