Regia di Felix Herngren vedi scheda film
Nel giorno del suo centesimo compleanno, Allan fugge dall'ospizio in cui risiede, a piedi e senza portare nulla con sè. Accidentalmente un passante gli affida una valigia proprio mentre Allan sta salendo su un bus diretto in un'altra città: comincia così una serie di disavventure durante le quali il centenario ripercorre mentalmente la storia della sua lunga e vivace vita.
La storia di Allan Karlsson, mirabilmente raccontata da Jonas Jonasson nel libro eponimo, possiede tutti i requisiti fondamentali per sfondare anche sullo schermo: trattasi infatti di un romanzo di formazione che si trasforma in apologo antibellico, il tutto contenuto in una trama leggera e a tratti surreale, stuccata nelle sue falle con un pizzico di patetico che aiuta a simpatizzare con il personaggio e a coinvolgere il pubblico più vasto. Bravo Felix Herngren, anche sceneggiatore insieme a Hans Ingemansson, nel confezionare un prodotto di buon livello estetico (e si presume altrettanto in termini di budget) che evita di affondare più di tanto nei luoghi comuni e negli eccessi di linearità - il che, in fondo, sarebbe equivalso a convertire la storia di Allan Karlsson in quella di Forrest Gump. Il film del regista svedese, già noto principalmente in patria per alcuni lavori televisivi, anche come attore, aggira quasi sempre la retorica facile, pur non distaccandosene troppo, e trova la sua forza principale in un personaggio assolutamente godibile, potentemente inquadrato dalla penna di Jonasson e ottimamente interpretato di conseguenza da Robert Gustafsson (anch'egli famoso soprattutto entro i confini nazionali); fra gli altri attori nel cast, nessun nome di rilevanza internazionale, ma molti volti efficaci (Mia Skaringer, Jens Hulten, Iwar Wiklander, Georg Nikoloff, David Wiberg). L'accoppiata Gustafsson-Herngren tornerà tre anni più tardi ne L'uomo di 101 anni che non pagò il conto e scomparve (2016). 6/10.
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