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Miss Violence

Regia di Alexandros Avranas vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Miss Violence

di Tex61
9 stelle

Sissy Toumasi, Rena Pittaki

Miss Violence (2013): Sissy Toumasi, Rena Pittaki

 

La prima cosa che ho fatto dopo aver visto questo film è stata consultare il web per accertarmi se storie come quella narrata fossero riferibili a qualche realtà o fosse solo l’astuta idea di un regista a caccia di consensi festivalieri. Speravo nella seconda ipotesi e quindi avrei liquidato il tutto con tre stelline se non altro per le straordinarie caratteristiche ansiogene della pellicola. Invece mi sbagliavo e le stelle sono diventate quattro tendenti al mezzo. Lo stesso Avranas conferma di essersi ispirato ad una vicenda vera. Raggelante.

 

Ciò appurato veniamo al film. Il lavoro fatto dal regista al fine di confezionare un prodotto ad alto impatto emotivo è andato a bersaglio, almeno per quanto riguarda il sottoscritto ma, a mio parere, è una pellicola dalle due “anime”. Dal punto di vista più razionale non si comprendono i meccanismi che possano portare al totale annullamento della dignità umana quale viene rappresentato nelle due donne adulte che avevano la possibilità di sottrarsi alle angherie dell’animale-tiranno (sperando che gli animali si offendano) mentre sembrano accettare passivamente il loro calvario esistenziale. Da anni. In tale senso mancano (volutamente) gli approfondimenti psicologici volti a motivare questa totale sudditanza. Si fatica ad accettare una motivazione basata sul solo timore di ritorsioni da parte del tiranno. Per altro viene ampiamente dimostrato che le strutture socio-assistenziali esistono. E’ incondizionato amore coniugale dell’anziana madre (per altro innominata e a mio parere silente figura-perno dell’intero film) che solo a fronte dell’ennesima schifezza dell’animale prende una decisione?

 

La seconda anima, quella che prioritariamente mi ha fatto propendere per un giudizio molto positivo, è la straordinaria capacità del regista greco di confezionare una pellicola di oggettiva efficacia nel crescendo emotivo che genera, in quella sensazione di orribile segreto evidente fin dalle prime sequenze e che, man mano che il film prosegue, aumenta; segreto che si dipana lentamente mentre la trama si srotola in rapporto inversamente proporzionale tra disgustato stupore e comprensione della drammatica verità. Uno stillicidio continuo di elementi ansiogeni che arrivano a rasentare, per lo spettatore, il disgusto. Esattamente ciò che voleva Avranas: essere dirompente nel dirigere un film di una violenza psicologica e (infine) anche fisica (quella sulle sorelle) inaudite. Immagini d’effetto sorrette da una fotografia sempre di ottimo livello. Rituali giornalieri, ricatti ignobili (contare gli alberi), controllare il consumo dei cereali, giocare o studiare a comando; un palpabile clima di terrore che invade anche i gesti più quotidiani. Inquadrature di grande efficacia: i sorrisi liberatori iniziali e finali, la meticolosa cura nell’asciugatura dei coltelli, l’espressione assente e premonitrice della madre-matrigna mentre consuma il gelato e medita la risoluzione finale.

C’è una frase per me fondamentale nel film intorno alla quale ruota forse l’intero senso del narrato: “Anche di quelli è colpa tua, (con riferimento alle cicatrici della madre-matrigna) di tutto è colpa tua” a sottolineare che dipende solo dalla nostra coraggiosa volontà sottrarci dalle altrui angherie. E’ un film che deve aiutare a ricordare, a tenere alti i livelli di attenzione e condanna perché determinati comportamenti meritano un’implacabile denuncia e la stessa sorte riservata all’animale, attuata da sveglio però! Un film che mi perseguiterà per qualche giorno…ergo grande cinema! Arrotondo per eccesso.

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