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Bad Asses - Giustizieri da strapazzo

Regia di Craig Moss vedi scheda film

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La recensione su Bad Asses - Giustizieri da strapazzo

di supadany
5 stelle

Con l’età media che, nelle società più evolute, continua a crescere, il cinema si adegua ai tempi, facendo sempre più leva su protagonisti anziani, senza trascurare anche i filoni più improbabili, come può essere un action movie.

Così Bad asses, Giustizieri da strapazzo - capitolo numero due di una trilogia, seguendo Bad ass e anticipando Giustizieri da strapazzo in Louisiana (per fare ordine, i titoli italiani non sono di grande aiuto) – sfocia in un’azione dalla spiccata predisposizione all’ironia, con Danny Machete Trejo a trovare in Danny Glover una spalla consapevole di cosa voglia dire stare al gioco, ponendo sul campo un carattere divergente (vedi Arma letale).  

A Los Angeles, Frank Vega (Danny Trejo) ha aperto una palestra destinata alla pratica della boxe, per salvare i ragazzi dalla strada. Quando uno dei suoi protetti muore per colpa di un boss della droga, Frank decide di farsi giustizia per conto proprio, trovando un aiuto in Bernie (Danny Glover).

Senza paura alcuna, sfideranno dei criminali che, a loro volta, non hanno ben capito chi stanno affrontando.

 

Danny Glover, Danny Trejo

Bad Asses - Giustizieri da strapazzo (2014): Danny Glover, Danny Trejo

 

Come accade di sovente per i sequel, anche Bad asses conferma, nel limite delle possibilità offerte dalla continuità, i ruoli chiave e aggiunge una pedina sulla quale fare affidamento. Evidentemente, Craig Moss e Danny Trejo hanno una buona intesa e il nuovo arrivato Danny Glover ha l’esperienza necessaria e le caratteristiche umane per inserirsi senza rompere le uova nel paniere.

Il nuovo spartito non lascia niente nella penombra, è diretto e felicemente scriteriato, non ha paura di apportare dei colpi bassi e si alimenta delle esasperazioni delle sue caratteristiche.

Tutto fin troppo elementare e scontato, ma il duo di protagonisti è funzionale alla causa. Infatti, Danny Trejo e Danny Glover sono calati in scena esattamente con le peculiarità auspicabili, dando seguito a un’alchimia che, in un contesto così ristretto, può fare tutta la differenza.

Così, con un’idea al massimo simpatica come origine, una messa in scena povera e un intreccio che non vuole andare oltre a schermaglie collaudate (o, se preferite, abusate), Craig Moss trova comunque una dimensione d’intrattenimento, con escursioni e siparietti che fanno perno quasi completamente sui protagonisti e i loro interpreti.

In conclusione, quello proposto da Bad asses è un profilo divertito, ingenuo senza tanti pudori, anche puerile e trash, ma comunque libero da sovrastrutture e consono ad andare oltre qualsiasi forma di pensiero, assumendo le sembianze di un b-movie scanzonato, senza l’obbligo di dover fare i conti con i paletti dettati dalla coerenza.

Nella sua essenza becera e di basso cabotaggio, è sufficientemente gagliardo, soprattutto per gli spettatori che hanno un rapporto felice con Danny Trejo e Danny Glover

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