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Sangue

Regia di Pippo Delbono vedi scheda film

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La recensione su Sangue

di alan smithee
8 stelle

FESTIVAL DI LOCARNO - CONCORSO INTERNAZIONALE
Ho conosciuto recentemente, e dunque tardi, Pippo Delbono, attore e regista soprattutto teatrale. Forse perché si è affacciato tardi, almeno come attore, nel mondo del cinema. L'ho apprezzato molto e per la prima volta nel maggio scorso a Cannes in "Henri", opera d'esordio in regia per la giunonica e stepitosa attrice Yolande Moreau che lo ha voluto protagonista di una storia d'amore tenera e struggente tra le brume e le friggitorie ambulanti del territorio belga. Dopo l'ho apprezzato in Cha Cha Cha di Risi e ho tentato (ma è stato impossibile, almeno in zone limitrofe al mio territorio) di vedere il suo "Amore carne", che a questo punto cercherò di recuperare con più convinzione. Il"Sangue" del titolo di questa opera personalissima e altamente drammatica è innanzi tutto quello di famiglia, che consideriamo nel seguire Pippo al cappezzale di una madre anziana che viene rapidamente a mancare nonostante i tentativi (alcuni grotteschi, come il viaggio in Albania alla ricerca di un farmaco ipoteticamente miracoloso a base di veleno di scorpione, disponibile chissà come mai solo laggiù) di scongiurare al più tardi quella inevitabile occorrenza. Ma il sangue è pure quello fatto scorrere dalle B.R. negli anni di piombo, e che ora tornano alla memoria e si materializzano davanti alla figura grande e bonaria di Delbono con l'amicizia, nata per caso sui palchi e per una comune passione artistica inerente il teatro, con l'ex terrorista mai pentito Giovanni Senzani e rinsaldatasi in occasione della sinistra coincidenza della perdita del loro parente più caro (la madre di Delbono e la moglie di Senzani) a soli tre giorni di differenza una dall'altra. Due orfani rimasti soli a brancolare nel buio. Due personaggi che più diversi non si potrebbe: Delbono, ora buddista, ma di famiglia cattolicissima e decisamente anticomunista che si trova a instaurare un dialogo ed una vera e propria amicizia con la belva del terrorismo, ora un ometto anziano qualunque che tuttavia non smettere di mettere i brividi quando racconta della giustizia sommaria perpetrata sul traditore, adducendo come giustificazione una motivazione politica che risulta assurda ora come allora.
Infine il sangue è anche e soprattutto quello delle vittime del terremoto di L'Aquila, per le cui strade desolate del centro l'attore si ritrova a percorrere in solitudine un percorso che è quasi una via crucis di preghiere e promesse esternate e mai concretizzate da parte di tanta politica qualunquista e approfittatrice.
E' difficile, certamente rischioso ed azzardato riunire tre aspetti (quello affettivo/personale, quello di una delle pagine più buie della nostra storia recente, e infine quello di una calamità naturale di proporzioni catastrofiche come quella di L'Aquila) in un solo film che è quanto di più personale ed intimo si possa pensare per un regista ed attore. Le indignazioni senza remore di alcuni membri del pubblico della stampa a Locarno si focalizzavano in particolare sulle drammatiche immagini del cadavere della madre Margherita ricomposta in obitorio; sul fatto di come un figlio possa aver speculato su tale drammatico avvenimento rendendolo pubblico in un suo film. Io che sono un ingenuo, un ottimista senza rimedio, trovo invece difficile pensare che "Sangue" sia stato concepito, in termini commerciali, come un'opera destinata alle masse, a far breccia con provocazioni od immagini shock sul pubblico indistinto e a rendere di dominio pubblico la notorietà di un autore che, per scelta o per le tematiche che stanno alla base della sua recitazione, ha sempre calcato palchi molto elitari o riservati comunque ad appassionati del genere. Trovo invece credibile e realistico che "Sangue" abbia, come dichiarato dall'autore, seguito un percorso intimo e personale che solo dopo averlo completato  il regista ha deciso di trasformare in documento pronto a circolare presso un pubblico indistinto. Un azzardo pieno di insidie riuscito e dunque coraggioso, indipendentemente da quelli che sono i giudizi epidermici e le irritazioni nate a caldo dopo una visione non certo neutra, ma anzi forte e davvero toccante, spesso anche disturbante.

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