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Copacabana

Regia di Marc Fitoussi vedi scheda film

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La recensione su Copacabana

di hupp2000
8 stelle

Mi rendo conto di non essere mai spassionato in presenza dei film la cui protagonista è Isabelle Huppert.E’ semplicemente la mia attrice preferita, ne seguo la carriera fin dagli esordi, sono convinto che sia ancora lontanissima dall’inevitabile tramonto. Questo film non rientrerà probabilmente nel lungo elenco di capolavori che ha interpretato, non verrà comprensibilmente mai visto in Italia, ma regala momenti di genuino divertimento e una prestazione magistrale da parte della Nostra. Fin dalle prime scene, Isabelle Huppert straccia letteralmente la pur gustosa prestazione di Barbra Streisand in “Ti presento i nostri” (2010) di Paul Weitz. Ecco dunque Babou, freakettona stagionata, disoccupata cronica, incrollabilmente vestita stile anni ’70, cannarola e sbevazzona, madre single di una ragazza assetata di “normalità”, tanto da aver deciso di sposarsi. La madre è pregata di non partecipare al matrimonio. Per Babou è un trauma costruttivo, l’occasione di una crescita forse tardiva. La donna vuole ad ogni costo farsi accettare dalla figlia, vuol dimostrare di sapersi rendere autonoma senza rinunciare alla sua filosofia di vita. E’ quello che riesce a fare a Ostenda, diventando promotrice di vendita di appartamenti in multiproprietà. Un lavoro tra i più grigi, in una delle città più grigie del Belgio.Qui avviene una di quelle trasformazioni che fanno di Isabelle Huppert una università vivente dell’arte della recitazione. Da sciroccatona fuori tempo massimo diviene, sembrerebbe a sua insaputa, donna di polso e in carriera, esperta di marketing, personaggio di successo, restando però trasgressiva:  aiuta una giovane e girovaga coppia, si fa una fisiologica scopata con un tizio, dileggia i suoi meno fortunati colleghi, continua ludicamente a bere e a non rifiutare una buona canna. Il passaggio dal primo al secondo ruolo strappa l’applauso. E lento, graduale, ma rispettoso dei tempi necessari. I conflitti tra madre e figlia sono resi con una delicatezza degna di un Eric Rohmer o di un André Téchiné. Niente di straordinario, si potrà dire, ma lo spettacolo offerto da Isabelle Huppert giustifica ampamente le mie 4 stelle.

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