Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Ormai è evidente la capacità di Özpetek di raccontare l’amore che irrompe nella vita, quell’amore che la alimenta anche quando sembra flebile. Elena, una straordinaria è dire poco, Kasia Smutniak, si lascia coinvolgere dalla passione figurata da un uomo che va contro la sua etica e gli dona gli anni migliori della sua vita. Perché c’è chi dice che "l’amore è un compromesso" (Arthur Rimbaud) ma io direi piuttosto che "l’amore è accettazione", supera barriere invalicabili e ci proietta in un paradiso di emozioni esponenziali. Quella di Ferzan è pur sempre una corsa contro il tempo, il monito, in ogni suo film, sembra essere: vivi finché hai tempo. E in quel "vivi", in quella piccola ma intensa parola, c’è tutto quello che deve esserci, la concentrazione di un’esistenza. Un gradino in più rispetto a "Magnifica presenza", almeno per le lacrime e per il groviglio allo stomaco che lascia, quel senso di incompiuto che attanaglia ma poi si scioglie grazie ad un finale piacevolmente non banale. Intensa la colonna sonora, bellissima la canzone che chiude, qualla "A mano a mano" di Rino Gaetano con la sua voce roca e marcata. Sorpresa da Francesco Arca, mi sono dovuta scusare, su twitter, col regista che avevo "accusato" di scelta sbagliata ed ero stata, gentilmente, invitata a guardare prima di giudicare. Proprio vero, non eccelle ma è intenso e rozzo quanto basta, indubbiamente ha ancora da lavorare ma sta’ gettando le basi per qualcosa di buono. Più profondo Filippo Scicchitano che ha uno sguardo che va oltre, con la capacità di esserci senza strafare ma manco mancare. Gli altri lasciano il tempo che trovano ma, nell’insieme, è un buon cast (Ah! Tenete d’occhio Luisa Ranieri, bravissima) che compone un buon film alla Özpetek che, anche quando sbaglia (Mine vaganti) regala qualche pezzo che resta dentro.
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