Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Vedere un film di David Cronenberg è sempre un piacere ed è difficile rimanere delusi, anche davanti alle sue opere che mi hanno lasciato più interdetto alla fine non riuscivo a dire che il film "non mi era piaciuto", al massimo non mi aveva fatto impazzire, come per esempio questo. Quindi preciso che nel complesso lo trovo ben fatto, stiamo sempre parlando di un regista/genio, che di sicuro la sa molto più lunga di noi che commentiamo i suoi film facendo millemila congetture sui relativi significati.
I fatti son due: Cronenberg è diventato un bastardo, si diverte a far film pieni di simbolismi e grandi sulla carta che traspone in film dove toglie volutamente dei tasselli, lasciando allo spettatore una vasta gamma di interpretazioni, forse troppe. Oppure sta semplicemente perdendo un po' la bussola. A mio parere con A history of violence aveva raggiunto un apice in quanto a minimalismo tecnico e grande contenuto, per questo ritengo quel film se non un capolavoro quasi; con Cosmopolis il discorso si è fatto molto più teorico ma comunque la forma e la sostanza riuscivano ad arrivare ad un sunto preciso, un'oscura condanna al capitalismo, un affresco disperato sul mondo odierno. Con Maps to the stars a tratti si torna a respirare questa atmosfera ma la regia in questo caso più che minimale direi un tantino sciatta mette sul fuoco tantissima carne, senza però cuocerne davvero nemmeno un pezzo: volutamente o meno? certo, uno come Cronenberg dopo così tanti capolavori può permetterselo e il film rimane appunto interessante; la critica spietata allo star system con scene al limite del cinico, quasi da commedia nera, altre disgustose e volutamente volgari, l'atmosfera apatica e senza speranza e soprattutto la capacità di mettere difronte un padre e un figlio e farci capire che l'uno quasi odia l'altro, ma gli serve soltanto per la riuscita della propria carriera.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta