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Birdman

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Birdman

di ethan
8 stelle

Con 'Birdman' Inarritu cambia totalmente rotta, passando ad un tipo di cinema, rappresentato dai suoi primi tre lavori - 'Amores Perros', '21 grammi' e 'Babel', tutti e tre scritti da Guillermo Arriaga, passato poi a sua volta a dirigere suoi script - che raccontano storie ambientate in luoghi diversi, in apparenza slegate fra di esse ma in realtà collegate  da uno o più elementi, girate in maniera ricercata e che, anche nei suoi film più riusciti, non erano estranei ad un certo gusto per il ridondante, accentuato dalle musiche, pur belle di Gustavo Santaolalla, ad uno diametralmente opposto, dove l'ambientazione rispetta per lunghi tratti l'unità di luogo ed il montaggio è praticamente assente per un'ora e tre quarti del film, grazie ad un (solo in apparenza) unico virtuosistico, geniale, clamoroso piano-sequenza e la musica che sentiamo è spesso interna all'inquadratura, magari suonata da un batterista incrociato per la strada e non è solo frutto di un classico commento musicale off e i toni sono da commedia che sconfina nel dramma.

'Birdman', scritto dallo stesso autore in collaborazione con Nicolas Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo, è incentrato sui tortuosi preparativi dell'allestimento della pièce di Raymond Carver 'Di che cosa parliamo, quando parliamo d'amore' che il protagonista Riggan Thomson (Michael Keaton), anche regista e adattatore del testo, sta tentando di portare a teatro a Broadway per sciacquarsi di dosso il personaggio interpretato più volte sullo schermo, Birdman appunto, che gli ha dato un grande successo a livello commerciale e di popolarità ma non certo dal punto di vista artistico-creativo e che causa anche uno sdoppiamento della sua personalità, con l'uomo uccello che si 'impossessa' più volte di lui, rappresentando la sua anima artistica (il teatro) e quella commerciale (il cinema).

Si assiste così ad un concitato intreccio composto da prove di fronte a un pubblico sconcertato, scontri davanti e dietro le quinte tra attori, più o meno sull'orlo di una crisi di nervi, come lo stesso Riggan, la frustrata Lesley (Naomi Watts), che brama il successo come nessun'altra cosa al mondo, Max (Edward Norton), fissato con il realismo della rappresentazione (pretende che l'alcool sia 'realmente' alcool e di avere davvero un rapporto con la partner nella pièce, la stessa Lesley e finisce per convincere anche Riggan con conseguenze imprevedibili...), e poi coi membri del cast tecnico tra i camerini e gli angusti corridoi che portano al dietro le quinte, come il produttore (Zach Galifianakis) che sta con il fiato sul collo di Riggan oppure sua figlia Sam (Emma Stone) che collabora come costumista ed è appena uscita dal rehab per finire con l'ex moglie Sylvia (Amy Ryan).

La mdp si muove senza (apparente) soluzione di continuità, con eleganti movimenti tra gli spazi ristrettissimi del teatro, che crea un mondo a sé stante, claustrofobico, dove tutte le nevrosi esplodono incontrollate e le poche volte che Riggan esce all'aria aperta, o viene idolatrato dal pubblico o rivive nella sua mente (in una fantastica sequenza che satireggia un qualsiasi blockbuster fracassone tutto effetti speciali) il personaggio di Birdman, sua croce  e delizia.

Tra un fuoco di fila di battute fulminanti - su un collega infortunatosi durante le prove Riggan afferma: ''E' il peggior attore che abbia mai visto, il sangue dall'orecchio è la cosa più convincente che abbia mai fatto'' oppure durante un'intervista una giornalista dice: ''Chi è questo Barthes, in che Birdman era?'' - si arriva alla prima che si chiude in maniera a dir poco spiazzante, che sarebbe stato anche un finale perfetto se ad esso non fosse seguito da una scena, in cui si fa ricorso finalmente al montaggio, che chiudendo il film, non fa che ripetere quanto mostrato prima.

Acuta l'analisi del mondo del teatro 'alto' e di ciò che lo circonda, della voglia di affrancamento del protagonista da quanto fatto in passato ma dal quale pare impossibile liberarsi, in poche parole del confronto teatro e cinema, nella sua forma più smaccatamente commerciale e dal discorso, presente in tanto cinema recente - si pensi a 'Gone Girl' - dell'influenza sulla vita moderna dei social network, del fatto che si è 'qualcuno' solo se si fa parte di un blog o si twitta o si ha un profilo facebook, ben rappresentato dal monologo di una strepitosa Emma Stone con cui smonta la figura del padre, 'colpevole' di non far parte di questo mondo virale, scena che varrebbe da sola all'attrice l'Oscar come non protagonista, così come per il collega nominato nella categoria maschile Edward Norton, magistrale nella sua entrata in scena, nelle prove in cui richiede sempre il realismo ad ogni costo e nei testa a testa con Michael Keaton che è semplicemente straordinario nel suo interagire con chiunque, suo alter ego compreso, sospeso a metà tra un mondo che esiste solo nella sua fervida immaginazione e la dura realtà del presente. 

Una prova anche parzialmente autobiografica, che lo fa uscire dall'anonimato degli ultimi anni di carriera, segnati da ruoli poco significativi ma che, seppur non verrà coronata dall'Oscar - al momento il favorito dovrebbe essere Eddie Redmayne - sarà difficile da dimenticare.

Voto: 8,5 (visto in v.o.s.).

 

 

 

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