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Indigène d'Eurasie

Regia di Sharunas Bartas vedi scheda film

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La recensione su Indigène d'Eurasie

di alan smithee
5 stelle

locandina

Indigène d'Eurasie (2010): locandina

Il gran regista russo Sharinas Bartas abbandona le atmosfere rarefatte, contemplative e mute di una manciata di film che lo hanno reso grande (Lontano da Dio e dagli uomini su tutti), per farci addentrare nel marcio della criminalità organizzata nello smercio di sostanze stupefacenti: un triangolo criminale che si snoda tra Russia, Lituania e Francia in cui rimbalza, si trasferisce, nasconde un trafficante piuttosto efficiente, freddo ed organizzato. Gena è il suo nome, e la sua attività prevede uno sviluppo programmato nei dettagli che tuttavia lo tiene consapevolmente sempre dietro i riflettori e nascosto rispetto ai ben noti burattinai del traffico internazionale.

Nel suo frenetico andirivieni, l’uomo allaccia un paio di legami affettivi con due donne, una bionda e una mora, la prima una prostituta, la seconda una mantenuta, che in qualche modo contribuiscono a sviluppare due binari alternativi e paralleli in cui si divide l’esistenza del gelido uomo d’affari.

Quando la contrattazione di un affare con un losco intermediario sfocia in una sparatoria, Gena diventa un vero e proprio killer e la sua esistenza sottotono ma efficiente e proficua, devono lasciare il posto alla fuga, a volte rocambolesca, sempre tallonato dalle cosche offese che vogliono sistemare definitivamente quell’increscioso episodio.

Città plumbee che fanno da sfondo coerente con il grigiore di una vita ai limiti che trtasforma in braccato un uomo da sempre ai margini della società e della legalità. Una fotografia un po’ patinata banalizza certe insistite atmosfere noir e lo stesso Bartas, che impersona senza molta convinzione il protagonista Gena, appare certamente gelido e risoluto come merita il suo personaggio, ma anche tanto irrisolto e poco sviluppato caratterialmente. Indigène D’Eurasie si concentra su sguardi rigidi e persi nel vuoto, gelidi certo, ma anche inespressivi, offrendo spunti e situazioni di base suggestive ma non riuscendo a gestirle come meriterebbero: infatti la pellicola arranca e non convince nel suo svolgimento elementare, sonnecchioso e scontato, con personaggi al limite dello stereotipato e del déjà vu, con due femmes fatales un po’ logore (non certo fisicamente, ben inteso, soprattutto per quel che attiene la bella, anzi splendida e quasi italiana Elisa Sednaoui, intrappolata troppo spesso, qui più che mai, nella limitatezza di uno sguardo attraente ma anche rigido e monocorde) e uno sviluppo della vicenda senza scossoni che destino lo spettatore da un ritmo soporifero che davvero non riesce mai ad avvincere né a catturare.

 

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