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Lo sconosciuto del lago

Regia di Alain Guiraudie vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo sconosciuto del lago

di laulilla
7 stelle

Visto e abbastanza apprezzato all'uscita. Rivisto oggi, sembra reggere bene, al di là di ogni strascico polemico che all'epoca mirò soprattutto a inficiarne la qualità culturale e l'originalità.

 

Lo scenario è quasi arcadico: un lago appena increspato dal vento leggero, le colline intorno, una piccola spiaggia delimitata da un bosco. Il luogo della natura amica e della libertàl’oasi serena, ideale per placare le tensioni e le paure.
A ben guardare, però, quelle colline sono un po’ troppo scure; il bosco un po’ troppo fitto; le increspature del lago diventano spesso onde vere e proprie, mentre il vento – che sembrava una brezza leggera – agita le chiome dei pioppi, e nuvole sempre più nere  si addensano, offuscando il cielo al tramonto e facendo assumere al paesaggio aspetti inquietanti e sinistri.
Allo stesso modo, i bellissimi giovani nudisti che si godono il sole sulla piccola spiaggia (sembrano usciti dalle mani di Mirone o di Lisippo, tanto sono perfetti i loro corpi) celano dentro di sé oscure pulsioni, non riferibili alle loro scelte omosessuali, ma alla coercizione profonda che li porta a frequentare quotidianamente quello stesso luogo per rimorchiare ovvero per trovare, negli occasionali incontri, il piacere intenso, ma effimero, che poco rassomiglia all’amore al quale, però, qualcuno di loro aspirerebbe.

 

Il film affronta il tema della dipendenza dal sesso (e sotto questo aspetto ricorda Shame) in un luogo solo in apparenza propizio all’amore: luogo chiuso e delimitato circolarmente, emblema dell’eterno ritorno di gesti e comportamenti che rispondono a una logica ossessivamente ripetitiva, elemento di contraddizione per quanti vorrebbero superare la solitudine, ricercando, oltre al piacere, la comprensione profonda, la tenera complicità e anche l’amicizia, presenti in ogni amore vero.

Questa è l’aspirazione di Henri, uomo solitario e non più giovanissimo, che su quella spiaggia cerca l’amico con cui confidarsi, dopo che, per l’affievolirsi del desiderio, era stato abbandonato dalla moglie; questa l’aspirazione, forse, di Frank, attratto dall’affascinante e tenebroso Michel, amante bellissimo e perfetto, ma fermamente deciso a tenere separata la propria vita privata – che vuole riservare solo a sé – dall’attrazione per lui, partner occasionale.
Questo avrebbe voluto forse anche il giovane che Michel aveva prima amato e poi ucciso, liberandosene.
L’acqua, infatti, dalle sue torbide profondità, ne aveva lasciato affiorare il cadavere, rivelando la fallacia della sua tradizionale simbologia (luogo della vita, elemento purificatore e salvifico). Allo stesso modo il bosco, tradizionale luogo di protezione discreta dei riti d’amore, si stava rivelando invece luogo di trappole insidiose, in cui un lupo feroce si aggirava per catturare le sue prede; così come le colline sul fondo erano diventate un invalicabile muro, sfondo del ripetersi di riti e comportamenti rischiosi, scenario di morte al quale non si poteva, o non si voleva, sfuggire.

 

Il film che il regista abilmente ha trasformato in un thriller suggestivo, ottenne a Cannes, nel 2013, oltre alla Queer Palm, il Premio Un certain regard per la miglior regia, nonché alcune nomination ai César, ma fu seguito da discussioni numerose, per le scene esplicite di sesso omosessuale e per la diffusa presenza del nudo integrale maschile, elementi insoliti, dieci anni fa, nel cinema non pornografico.

 

Bravi e convincenti gli attori:Patrizio d'Assumçao nei panni di Henri, Cristophe Pau in quelli di Michel, Pierre Deladonchamps in quelli di Frank.

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