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The Green Inferno

Regia di Eli Roth vedi scheda film

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cazzeggiatore del millennio

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La recensione su The Green Inferno

di cazzeggiatore del millennio
4 stelle

Inconsistente soap opera di sangue per una morale spiazzante, artisticamente inutile e concettualmente buttata lì.

Un gruppo di ragazzi decide di andare a protestare contro una costruzione che andrebbe ad intaccare il territorio di alcune tribù indigene, l’atto di protesta sembra andare bene ma tornando a casa l’aeroplano su cui sono a bordo precipita, saranno loro stessi costretti a vedersela faccia a faccia con la vera cinica natura dei genuini indigeni.

Un film il cui aspetto tecnico è sorprendente con effetti speciali esplosivi e con patinati colori sparati che rendono le esagerate spruzzate di sangue veri e propri pugni allo stomaco. Anche il finale è interessante e sembra, più che dar ragione o colpa qua e là, voler piuttosto sbattere in faccia una realtà che è così e basta con un bel colpo di scena e una conclusione che vuole più che altro rappresentare una società senza più uno straccio di principio o idea.

Il problema è che anch’io posso fare un bellissimo discorso moralista raccontatomi da un altro ma se nemmeno io stesso che lo pronuncio ci credo allora posso lasciar perdere, non parlo di questioni di etica quanto più di valore della forma finita perché la prima cosa che si vede in un film che vuol fare una morale (o qualcosa di simile) è se il narratore ci creda o meno, paradossalmente qualsiasi stronzata può aver valore purché sia sentita. In questo caso il regista non aveva la minima idea di ciò che stava facendo, l’idea non l’ha coinvolto e ciò si riflette nello svolgimento privo di mordente.

Io capisco l’idea di voler sviluppare l’horror dal terrore dei ragazzi in trappola, ma se per tutta la seconda parte stanno chiusi  in una gabbia non ha senso che la prima si svolga come una soap opera. Capisco anche mettere come protagonisti delle macchiette ma non ha senso poi buttar tutto così sul serio, sbadigliavo al veder quei quattro coglioni piagnucolare se per un’ora hanno avuto la profondità d’un pezzo di legno. Come posso essere impaurito o deluso della morte di persone che nella trama nemmeno sono sviluppate? E perché quando vengono chiusi in gabbia invece di uscire qualcosa d’interessante non fanno altro che piagnucolii accompagnati da spettacolari soluzioni quasi più da commedia demenziale (che per di più neanche fa ridere)?

Insomma uno dei motivi per i quali ormai al suono di “cinema commerciale” ci si volta dall’altra parte a priori, film senza un’anima, una specie di filastrocca di quelle che i bambini ripetono a memoria a scuola senza capirci loro stessi un cavolo.

 

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