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La ragazza in vetrina

Regia di Luciano Emmer vedi scheda film

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La recensione su La ragazza in vetrina

di mm40
4 stelle

Ciò che va apprezzato in questo La ragazza in vetrina è il tentativo, da parte di Emmer e dei suoi co-sceneggiatori Vinicio Marinucci, Luciano Martino e Pierpaolo (scritto così nei titoli di testa) Pasolini, senza dimenticare Rodolfo Sonego, autore del soggetto, di fare un passo oltre l'ormai chiusa stagione del neorealismo rosa (storie sentimentali in ambienti poveri, in un'Italia ancora ferita ma desiderosa di riscattarsi) e, per quanto possibile, inserire nel contesto un elemento di commedia di costume (ma ben lungi dalla neonata, irriverente e impietosa commedia all'italiana). Il risultato è un ibrido - ben realizzato, con fotografia in bianco e nero di Otello Martelli, musiche di Roman Vlad e un quartetto di protagonisti perfettamente in parte - che tende a troppi obiettivi, senza raggiungerne alcuno. Non è una vera e propria commedia, come si è detto, per ovvi motivi: l'elemento angoscioso del dramma umano è fin troppo palese e gli argomenti (il lavoro dei minatori, la prostituzione, l'immigrazione forzata in cerca di lavoro) non consentono svolazzi ironici o considerazioni di costume; non è però neppure un dramma a tutto tondo, perchè in vari momenti riemerge una spinta critica (lievemente satirica) a spezzare la tensione: per fare un esempio concreto, quando Ventura va in giro ad abbordare è un perfetto pappagallo alla Sordi, tronfio di sè, inascoltato dalle ragazze, incapace di autocoscienza. Sugli interpreti, si diceva, c'è ben poco da eccepire; unica perplessità: se Federico/Lino Ventura è bravissimo, la statura del suo personaggio passa però in secondo piano, nella trama, rispetto a quella di Vincenzo/Fernard Bresson, attore non altrettanto celebre nè incisivo. La Vlady ancora non era molto quotata, ma si rifarà l'anno successivo con L'ape regina di Ferreri; la Noel veniva invece da La dolce vita: entrambe bellissime e indiscutibili. Da apprezzare la scelta di non scadere nel lieto fine (altro taglio netto rispetto al neorealismo rosa) e anche quella del titolo, sicuramente non molto gradito alla censura di quel periodo. 5,5/10.

Sulla trama

Minatore italiano in Olanda conosce una prostituta e se ne innamora, ricambiato. I suoi desideri di ritorno in patria, per un attimo, si affievoliscono.

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