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Lifelong

Regia di Asli Özge vedi scheda film

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La recensione su Lifelong

di alan smithee
6 stelle

 

locandina

Lifelong (2013): locandina

 

Secondo lungometraggio della regista turca Asli Ozge, LA REVELATION D’ELA (LIFELONG) è innanzi tutto uno studio glaciale ma acuto su un rapporto di coppia inesorabilmente e silenziosamente alla deriva. Un’artista concettuale vive con apparente appagamento il successo un po’ di nicchia delle proprie eccentriche ed originali rappresentazioni, e condivide, ormai sulla soglia della cinquantina, un elegante e post-moderno appartamento in una zona residenziale della capitale turca con il marito, uomo d’affari che sa essere affettuoso e accondiscendente, ma anche un po’ perennemente assente o poco incisivo nella vita della donna.

Quando casualmente la donna ascolta, in silenzio e segretezza dal secondo apparecchio telefonico della casa, una telefonata di quest’ultimo nei confronti di qualcun altro (la regia mai ci induce a capire o ad essere sicuri di ciò che si sospetta sin dall’inizio), ecco che tutto il mondo di certezze e sicurezza che costituivano il baluardo di vita e probabilmente l’ispirazione del proprio lavoro, crollano gettando la donna in una crisi interiore devastante quanto poco appariscente.

Defne Halman

Lifelong (2013): Defne Halman 

Hakan Çimenser, Defne Halman

Lifelong (2013): Hakan Çimenser, Defne Halman 

Una frustrazione muta e spossante che a stento viene percepita al di fuori, e nel manifestarsi della quale alla protagonista viene a mancare perfino la forza di reagire con il marito cercando almeno di ottenere le spiegazioni necessarie per farsi carico di un evento devastante per la vita coniugale.

Il film infatti soprassiede nel prodigarsi a dare qualsiasi spiegazione o chiarimento, puntando piuttosto  ad illustrare le conseguenze di una crisi che il gelo di un rapporto coniugale ibernato dalla mancanza di un dialogo costruttivo, finisce per acuire l’incertezza e l’angoscia.

Ottima protagonista per un film a tratti snervante, logorante nel suo procedere inflessibile trascurando di fornire dettagli umanamente inevitabili per lo spettatore che ha sete di risposte.

Un cinema in debito con Antonioni quanto a incomunicabilità e all’impossibilità di esprimere il dolore che oggi spesso ci devasta da dentro, La révélation d’Ela è un film che, nonostante tutto, “rivela” davvero poco e nulla e si presenta più interessante e curioso che riuscito, sospeso in un alone di incertezza che è senz’altro voluto e che risulta sia accattivante, sia difficilmente sopportabile.

 

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