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Questa è la mia vita

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Questa è la mia vita

di callme Snake
10 stelle

Jean-Luc Godard. Anna Karina. Coppia nella vita, coppia sullo schermo. Vivre sa Vie in fondo è un tentativo di ritrarre la donna amata con quel pennello (o quella penna...la Camera Stylo di Astruc!) che è la macchina da presa, grazie ad un arte (quella cinematografica) che sa andare oltre le parole, che sa "pensare" grazie alla fusione del verbo e dell'immagine, della finzione e della realtà, dell'uomo e della macchina. Se Fino all'Ultimo Respiro mette in evidenza il meccanismo cinematografico mediante errori ricercati, citazioni e montaggio, distruggendo le convenzioni e dimostrando l'arbitrarietà dei segni di questo nuovo linguaggio, Vivre sa Vie è un passo oltre e cerca già un nuovo senso, è già un tentativo di (ri)avvicinare il cinema e la vita. Ed infatti, in una sequenza straordinaria, Nanà entra in una sala in cui danno La Passione di Giovanna d'Arco di Dreyer, si identifica con il personaggio e piange: proprio come la vita oscilla tra pensiero e azione, tra sogno d'evasione e quotidianità, la Nouvelle Vague oscilla tra il passato ed il presente, tra la critica di certe immagini e di certe convenzioni e la costruzione di altre immagini, più vere però, perchè autoconsapevoli della loro natura fittizia. Ed allora il cinema sì, può aiutare ed avere un valore ed una vicinanza con la realtà e con la vita, anzi, deve farlo: per Godard è una questione morale. Ed in effetti non mancano caratteristiche documentaristiche nel suo (meta)cinema in forma di saggio. Perchè in Godard il cinema è sempre evidente come cinema, ma può essere anche "la verità 24 volte al secondo", e non solo in senso ironico. Vivre sa Vie dunque non è "solo" un film sulla prostituzione, sull'emancipazione fallita di una donna che si ritrova ad essere oggetto più di prima, ma è anche e soprattutto un ritratto "pittorico" della donna amata (e maltrattata), immerso a metà tra i toni e le atmosfere che ritroveremo nel Disprezzo e in Due o Tre Cose Che So di Lei. Ed infatti, nel poetico pre-finale del dodiciesimo tableux, la voce che legge Il Ritratto Ovale di Edgar Allan Poe (e che dice "è la storia della nostra vita: un marito che fa il ritratto alla moglie") è la voce di Godard in persona...ma bisogna stare attenti: bisogna anche uscire dal cinema, una volta entratici, altrimenti il vero oggetto della sua arte potrebbe andare perduto per sempre ("si girò allora di colpo per guardare la sua amata: era morta!")

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