Regia di Spike Jonze vedi scheda film
Un futuro ormai irrimediabilmente vicino: una metropoli affascinante dove architetture avveniristiche, ma possibili, si intrecciano a programmi e sistemi operativi che permettono di isolarsi dal resto del mondo senza per questo sentirsi soli (anche questi possibili e solo lievemente più sofisticati di quanto già in nostro possesso); dietro questo sfondo asettico ma eventuale, uno scrittore solitario - che vive componendo per conto terzi lettere intime e personali che un programma legge ed esplicita dal proprio pensiero, riproduce in corsivo ed invia con comandi rapidi della mente - anela invano ad un rapporto amoroso vero, tradizionale, carnale, che vada al di là delle esperienze virtuali anche piu sofisticate e solo inizialmente appaganti.
Ecco che dopo alcuni fallimenti, maturati durante incontri "tradizionali" dagli esiti piuttosto deludenti, lo scrittore scopre ed adatta a sé una figura femminile virtuale dalle incredibili capacità intuitive e alla sensibilità pressoché umana, in grado di poter colloquiare e tener testa alle più dirompenti ed impulsive sensazioni che la nostra mente ci esplicita in contemporanea con le nostre senzazioni emotive più intime.
Nascera' una storia d'amore impossibile, virtualissima, inizialmente quasi stucchevole per lo spettatore piu' esigente e sospettoso, ma alla fine di una intensità ed una delicatezza che non possono non lasciar scossi ed emozionati.
Un film-favola delicato ed intenso, allarmante ed evocativo di scenari dove l'accessibilità alle informazioni diviene così totalizzante da creare una incomunicabilità spiazzante che si trasforma in asettico disinteresse per la materialità ed in contatto fisico, e che conferma Spike Jonze (assieme ad un altro folle poeta dei sentimenti piu' bizzarri, ma genuini, che è Michael Gondry) come uno dei più brillanti ed intuitivi cantori moderni della novella amorosa, menestrello innovativo, eccentrico e sofisticato, ma in fondo tradizionalista e suggestivo, dell'amore e della storia di coppia che sfida il progresso, la modernità e certe assurde incognite spazio-temporali.
L'umanità che rifiuta il contatto fisico e, per contro, il programma informatico sofisticato che, al contrario, anela alla tattilità tipica del corpo umano od animale e impara a vivere, ricostruendole poco per volta, quelle sensazioni che per l'uomo sono innate e dunque rischiano di divenire trascurabili.
Grandissimo Joaquin Phoenix, che dal momento del suo ritorno cinematografico, dopo un insensato abbandono semi-serio, non sbaglia più un film; e sorpresa, sorpresissima direi, per Scarlett Johansson, bellezza unica che si annulla nella virtualita', non apparendo mai (delitto solo apparentemente sadico e imperdonabile) e sostituendo la sua erotica e burrosa fisicità prorompente con una voce roca ma aggraziata che è il piacere dei sensi e la grazia e l'erotismo per antonomasia (una sensualità degna del timbro di Kathleen Turner e della sua Jessica Rabbit per una figura di donna che e' esattamente l'opposto di quest'ultima).
Attorno a loro una schiera di attrici bellissime e davvero brave come la triste Amy Adams, amica che si ritrova ad essere l'unica pwersona in grado di provare ancora un sentimento che si avvicini a quello amoroso, l'ex moglie Rooney Mara, e la conturbante ed inquietante Olivia Wilde, femmina programmatica e cinica di un primo appuntamento dall'esito davvero disastroso.
Her è un film che andrebbe per questo visto rigorosamente in v.o. con sottotitoli, così come apparso, tra l'entusiasmo della platea, all'ultima Festa del film romana nel novembre scorso.
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