La recensione su Concussion

di port cros

8 stelle

IN&OUT Festival du Film Gay et Lesbien de Nice 2014

Nel cinema a tematica omosessuale si è sempre registrata una netta prevalenza delle storie maschili rispetto a quelle femminili, con un maggior numero di pellicole e anche di più elevato livello qualitativo. Negli ultimi anni stanno però emergendo diversi film di buona fattura a tematica lesbica: il più celebre è sicuramente il premiatissimo "La Vita di Adele", ma anche quest'opera meno conosciuta della regista Stacie Passon, presentata al Festival del Cinema Gay e Lesbico di Nizza, costituisce un buon esempio di cinema gay "al femminile".

Abby è una quarantenne di New York, sposata con la coetanea Kate, avvocato divorzista, con cui ha due figli piccoli. Pur essendo pienamente realizzate dal punto di vista familiare, la vita sessuale delle due donne attraversa un momento di stanchezza. Una commozione cerebrale ("concussion" in inglese) causata da una palla lanciatale in testa da uno dei suoi figli è l'episodio scatenante del cambiamento nella vita di Abby, che inizia a cercare fuori dalla coppia quella soddisfazione erotica che non riesce più a trovare al suo interno. Dapprima usufruisce dei servizi di alcune prostitute e poi, con la complicità di un amico che la sta aiutando a ristrutturare un appartamento da mettere in vendita e la cui ragazza ha un'attività collaterale di "magnaccia", salta dall'altra parte della barricata e comincia ad offrirsi a pagamento, con lo pseudonimo di Eleanor, a clienti donne, utilizzando l'appartamento in ristrutturazione come alcova per gli incontri. Ma Abby, principiante un po' timorosa e inizialmente imbranata, vuole prima incontrare le clienti in un caffé per conoscerle: attraverso questi incontri il film ci presenta i differenti tipi umani che ricercano i suoi servizi: dalla ragazza sovrappeso, insicura e ancora vergine, alla quarantenne raffinata ed intellettuale a un'insospettabile mamma&moglie-modello (con matrimonio apparentemente perfetto con un businessman di successo) della scuola dei figli di Abby.

Se attaverso la sua nuova attività Abby compie un percorso di crescita personale e scopre aspetti inediti della sua personalità che non sopettava nemmeno di avere, il suo legame con la moglie ed i figli non viene mai seriamente messo in discussione: il film, il cui tono rimane sempre leggero, non ci presenta (a differenza di Freier Fall visto ieri sera al Festival In&Out) il conflitto lacerante tra libertà e responsabilità, perché questa esperienza "proibita" è per Abby più che altro un momento di evasione da regalarsi in questo particolare momento della vita, un viaggio personale alla scoperta di sè stessa, ma per poi ritornare con rinnovata energia a ciò che è realmente fondamentale nella sua vita: la famiglia.

La regista conduce con mano sicura ma leggera questa commedia ironica e brillante, che intrattiene, fa sorridere e riflettere, senza mai cadere nello "scabroso", ma concentrandosi sull'aspetto umano dei personaggi, da Abby alla compagna Kate, ai loro figli, al gruppo di amici della coppia, alle clienti. Più che sul rapporto erotico tra donne, che pure viene mostrato in tutta la sua bellezza e passionalità, la regista si concentra sul rapporto umano, sullo scambio emotivo che avviene tra Abby e le sue clienti, sulle confidenze scambiate prima o dopo l'amplesso.

Molto brava la protagonista Robin Weigert nel rendere le diverse sfaccettature della personalità di Abby: la moglie e madre "borghese", la quarantenne apparentemente realizzata ma insoddisfatta, l'entraineuse dapprima impacciata e poi sicura, la complice e consigliera delle sue clienti, ma comunque sempre donna intelligente e brillante.