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Come il vento

Regia di Marco Simon Puccioni vedi scheda film

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La recensione su Come il vento

di maghella
8 stelle

Fare film su persone che negli ultimi anni hanno ricoperto importanti ruoli istituzionali è difficile... perché si rischia quasi sempre di cadere nel patetico, nella fiction patinata, in una asettica sequenza cronologica dei fatti di cronaca, in una imitazione del vero che immancabilmente risulta distante e poco sentita. Con la storia di Armida Miserere, Marco Simon Puccioni, è riuscito a fare un film prima di tutto sulla donna, una donna forte e sensibile, che aveva scelto una carriera tutta in salita, quella del direttore di carceri di massima sicurezza. Un lavoro solitamente maschile, che lei svolgeva con determinazione e competenza, non mostrando mai segni di cedimento. Nemmeno quando l'ndrangheta ammazza il suo compagno Umberto Mormile in un agguato per strada. Nemmeno quando i boss di Palermo, rinchiusi all'Ucciardone mentre lei ne è il direttore, fanno uccidere (come avvertimento) i suoi due amatissimi pastori tedeschi.

 

Armida non è una donna facile: piena di spigoli e controversa, passionale e decisa, desidera prima di tutto avere una famiglia e dei figli, cose per le quali è anche disposta a rinunciare alla propria carriera. Purtroppo sarà proprio con un aborto spontaneo a pochi mesi di gravidanza, che inizierà la lunga sequenza di disgrazie e di minacce che segneranno per sempre la sua vita. Una tra le prime donne a diventare direttori di carceri di massima sicurezza, dopo la morte del suo compagno (educatore anche lui nel carcere di Opera, dove Armida lavorava), decide di accettare tutti i luoghi che gli altri non volevano: Ucciardone, Pianosa, Sulmona... A Palermo veniva chiamata “Fimmina bestia”, perché lei fu determinata a far rispettare le regole di detenzione previste dalla legge 41bis per i detenuti in regime di massima sicurezza.

Il carcere è un luogo di condanna, che io faccio rispettare”, dice Armida, “io rappresento lo Stato” urla Armida ad un detenuto siciliano che le sputa in faccia, Armida lo colpisce in volto come fosse un uomo.

 

Il film però mostra anche una Armida che ama stare con gli amici, con i suoi cani, con i suoi colleghi. Molto bello come viene raccontato il legame tra lei e i suoi uomini della scorta, la “sua famiglia” vera... Il film gira intorno alla persona di Armida, seguendola nei suoi molteplici trasferimenti: nessuna casa vera, che lei cerca di tappezzare ogni volta con le foto delle persone a lei care ma distanti oppure morte.

Nessuna città diventa la sua città: Palermo la visita di notte e disabitata, bellissima e ospitale, liberata finalmente dal mafioso latitante Brusca, appena catturato e carcerato nel “suo” carcere.

 

Quando ormai hanno finalmente catturato e processato gli assassini di Umberto, Armida si sente svuotata, senza più alcun compito da svolgere, stanca decide di uccidersi proprio il giorno della processione della passione di Cristo, nel venerdì Santo del 2003. Finalmente leggera volerà tra il vento come il vento.

 

Un film poetico e delicato, che ci fa percepire molto gli stati d'animo della protagonista, oltre che condividerne le vicende, non solo un film-cronaca, ma più un racconto di vita di chi la vita ha deciso di viverla in maniera difficile, tutta in salita, facendosi forza sulle proprie convinzioni, sui propri ideali e i propri valori.

 

Valeria Golino è stata determinante per il ruolo, una parte che è riuscita ad interpretare fino in fondo, mostrando una sensibilità unica.
Ironia della sorte ha voluto che la Golino e la Miserere si incontrassero solo un anno prima della morte della direttrice, durante una piccola rassegna cinematografica all'interno del carcere di Sulmona, venne presentato il film di Crialese: “Respiro”, Valeria Golino venne invitata come ospite e l'attrice svela così come quell'incontro oggi assume un sapore dolce-amaro:



Armida Miserere organizzava al carcere di Sulmona una piccola rassegna cinematografica per un piccolo gruppo di detenuti interessati e io andai a presentare Respiro di Crialese, meno di un anno prima che lei morisse. All'epoca l'idea di parlare ai detenuti era più forte dell'incontro con questa signora molto cortese e discreta, che senza troppe smancerie mi aveva anche rivelato che le piacevo come attrice, che aveva un debole per me, per questo mi aveva accompagnato sotto, nella rassegna, mentre abitualmente restava in ufficio. L'impressione di lei è come se fosse nata adesso: rivedendo oggi le foto scattate quel giorno mi sorprende la sua apparente fragilità, forse perché era un momento poco prima della sua morte. In una delle due foto scattate io la tengo per le spalle, la sovrasto, e lei mi guarda. Ora mi fa un certo effetto, non solo rispetto a lei ma rispetto alla vita: tutto sembra così caotico ma anche preordinato.” (intervista a Valeria Golino del 29-11-2013 su Panorama.it di Simona Santoni).


Note personali: per motivi miei, legati ad una mia amica, “inciampai” su questo film quando era ancora in fase di riprese. La mia amica è parente di Armida Miserere, da lei ho conosciuto questa piccola grande donna coraggiosa, sono molto contenta che le aspettative che avevo legato al film non siano andate in fumo.



 

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