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Led Zeppelin. Celebration Day

Regia di Dick Carruthers vedi scheda film

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La recensione su Led Zeppelin. Celebration Day

di maso
4 stelle

Continuo a non capire come un chitarrista geniale nelle composizioni come Jimmy Page possa essere così vergognosamente scarso nell'esecuzione dal vivo dei brani dei Led Zeppelin e peggiori con il passare degli anni anche nella scelta dei suoni per la sua chitarra e nell'organizzazione degli strumenti da utilizzare nei concerti.

Robert Plant canta ancora bene seppur costretto ad adeguare le tonalità elevate di un tempo all'ovvio invecchiamento della sua ugola, John Paul Jones fa sempre il factotum del gruppo imbracciando il basso e riempendo i buchi con la sua tastiera condita da suoni echizzati che però non devono mai sovrastare le leggi dettate dal padre padrone Page.

Uno dei chitarristi più influenti di sempre sembra aver imposto al mixerista un volume timido che permette a malapena di udire i rintocchi delle corde larghe del basso in un brano come Ramble On in cui la linea armonica di questo strumento rappresenta la spina dorsale del pezzo ma non ha minimamente preso in considerazione la possibilità di eseguire il brano con una acustica posta su un piedistallo da alternare nel ritornello alla elettrica a tracolla, il risultato è una esecuzione vergognosa di uno dei brani più caratteristici del gruppo tratto da Led Zeppelin II con la chitarraccia di Page che sporca tutto fra suoni pessimi e soli sporchi che rovinano l’atmosfera bucolica del brano.

 

 Ehi Jimmy dai un colpo di telefono a James Hetfield dei Metallica e senti se ti presta il piedistallo che utilizza per eseguire Unforgiven dal vivo

 

Il figlio di John Bonham sembra aver assorbito al meglio lo stile del padre: picchia forte e arricchisce gli arrangiamenti con qualche tocco di charleston e rullante, aggiunge anche il timpano in un brano d'atmosfera come No Quarter e non fa quindi rimpiangere l'illustre genitore che ho sempre considerato il batterista rock per eccellenza, vero e proprio punto di riferimento e motore pulsante dei leggendari Led Zeppelin.

Tutto questo bel lavoro caratterizzato dal gusto e l'intelligenza di Bonham, Plant e Jones è impoverito dall'orripilante cattivo gusto di Page nell'esprimere il suo chitarrismo: i suoi bicordi sono mal spennati ed impastati da una serie di effetti che si prendono a cornate, il flanger e il chorus si confondono in frequenze altissime mentre Page ci mette del suo con le manacce rattrappite che si ritrova, un brano come Balck Dog è inascoltabile nell’arrangiamento live, le stirate di Page sono sempre senza misura, o sottotono o sopra le righe e le stirate sono il metro di giudizio per la sensibilità di un chitarrista.

Starway to Heaven è un altro brano bellissimo e immortale che fa cagare dal vivo, un po’ per la mancanza del basso visto che John Paul Jones non può suonarlo mentre è impegnato alla tastiera, molto di più per le solite schifezze alla sei e dodici corde di Page che ha sempre sfregiato la coda del brano non limitandosi ad eseguire il bell’assolo inciso in studio trasformandolo in una pessima improvvisazione condita da terzine stonate e reiterate che accentuano la pochezza di un arrangiamento live privo di uno strumento base come il basso.

I brani più godibili sono In my time of dying in cui Page si riscatta infilando il ditale per lo slide guitar con il quale non è costretto a poggiare i polpastrelli sulle corde, Kashmir che è un brano monolitico tratto da Phisycal Graffiti in cui Page improvvisa poco limitandosi a ricalcare gli incisi del disco.

Page non è un vino che invecchia bene e per capirlo basta confrontare le sue prestazioni in questo live con lo storico "The song remains the same" in cui la freschezza e la lucidità della giovane età gli consentivano di non farsi soggiogare dall’abuso di droghe anche se il solo di Starway to Heaven dal vivo fa cagare anche in quel film epocale che ha in suo favore anche la bellezza cristallina dei suoni prodotti dalle calde apparecchiature degli anni settanta di gran lunga più penetranti delle centraline computerizzate e infallibili del terzo millennio.

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