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Mi rifaccio vivo

Regia di Sergio Rubini vedi scheda film

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La recensione su Mi rifaccio vivo

di supadany
5 stelle

Maneggiare in commedia l’ultraterreno non è cosa per tutti, negli anni (più o meno) recenti in diversi hanno tentennato, e/o sono caduti senza tanti “ma”, con questo film ci prova il “buon” Sergio Rubini che da regista ha creato alcuni buonissimi film (“L’uomo nero” (2009) e “La terra” (2006) i miei preferiti anche se almeno un altro paio li trovo interessanti).

Non gli mancano le idee, anzi, il film ne è letteralmente pieno, ma poi non tutto fila liscio.

Da sempre Biagio (Pasquale Petrolo) ha in Ottone (Neri Marcorè) il suo nemico giurato, tanto che ad un certo punto decide di farla finita.

Ma quando approda nell’aldilà, scopre di aver diritto ad un ritorno sulla Terra sotto altre spoglie per dimostrare di essere un uomo migliore di quanto non fosse stato fino a quel momento e quindi meritarsi nell’adilà una posizione migliore.

Ma i suoi obiettivi sono altri e scegliendo di incarnarsi nei panni di Dennis Ruffino (Emilio Solfrizzi), manager che lavora con Ottone, entra nella vita del suo rivale di sempre.

 

Neri Marcoré, Emilio Solfrizzi

Mi rifaccio vivo (2013): Neri Marcoré, Emilio Solfrizzi

 

Non manca certo di coraggio questo film di Sergio Rubini, che si assume i suoi rischi (tanti), senza però riuscire a confermare i suoi pregressi da regista (da attore puro e crudo invece a volte si presta a cose brutte brutte), all’interno di un quadro che cerca prima di tutto il riso, ma che non vorrebbe affatto scartare poi il resto.

Purtroppo per lui (e per noi), non funziona bene in entrambe le fasi, certo non si piega, ma comunque vacilla.

Accattivante il tema di base della rivalità di una vita; quando Biagio torna sotto mentite spoglie si accorge che il quadro reale è ben diverso dal suo immaginario, per cui Ottone cela parecchi problemi e cambia, in corsa, i suoi progetti tornando a ragionare in altro modo.

Tutto bello, ma stridente rispetto agli obbiettivi del ritorno (visto che dall’alto tutto si vede è difficile pensare che i suoi modi vengano accettati), in più si nota una certa ripetitività e, per andare oltre, la verve non è sempre (per essere buoni) il massimo della vita.

In tal senso il cast offre sensazioni diverse; da un lato, quelle positive, Emilio Solfrizzi offre una prova, non certo la prima, di un certo interesse, più inchiodato nella situazione Neri Marcorè, non esattamente spumeggiante, Pasquale Petrolo è un mezzo rebus, mentre Margherita Buy e Vanessa Incontrada stanno dove devono (soprattutto la seconda).

Un film dunque tutt’altro che anonimo, che anzi forse ci prova pure troppo, senza però poi fare tutti i conti del caso, col risultato di non lasciare distanti, ma poi nemmeno troppo soddisfatti.

Coraggioso, ma altalenante.

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