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The Counselor - Il procuratore

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su The Counselor - Il procuratore

di miss brown
8 stelle

"I soldi sono lo sterco del diavolo" è una frase di Martin Lutero che potrebbe tranquillamente fare da sottotitolo a THE COUNSELOR. 
Non concretamente soldi in questo caso, ma coca per 20 milioni di dollari che seguiamo durante il viaggio dal Messico a Chicago, quasi simbolicamente nascosta in un camion degli spurghi in 4 bidoni sigillati immersi negli escrementi. Sono un "investimento" che un avvocato rampante, stufo di guardare dall'esterno lo sfarzo dei suoi corrotti clienti e impaziente di guadagnare, ha deciso di fare in occasione del matrimonio con la bella e ingenua Laura. Doveva essere un "colpo da una volta e basta" e invece tutto andrà storto, il camion verrà rubato e cruentemente recuperato, ci saranno morti e tradimenti e vendette, e l'incauto avvocatino si troverà a precipitare in un inferno da cui probabilmente sarà condannato a non uscire mai più.

La regia: NON è un film di Rodriguez, niente tette al vento e fiumi di sangue, sfasciacarrozze e abuso di stuntmen. Sparatorie e inseguimenti sono al minimo indispensabile, così come l'intensa scena di sesso iniziale è in realtà una scena d'amore, solo sussurrata e suggerita e tenerissima.
Dopo l'alimentare ROBIN HOOD e il deludente PROMETHEUS Ridley Scott è tornate il grande di una volta, ha tocchi di regia assolutamente magistrali. Ha come sempre una grandissima cura dei particolari e un impeccabile gusto nell'arredamento, degni qui del suo CHI PROTEGGE IL TESTIMONE. 
Abbandonato almeno in parte il suo stile epico per un film inaspettatamente molto parlato, non moralistico ma quasi un racconto morale, ha avuto il merito di volersi affidare alla sapiente scrittura di Cormac McCarthy, che sfodera una lingua sontuosa e insieme tagliente, insolita ma realistica nei molti dialoghi, fin teatrale nei quasi-monologhi dei due grandi vecchi Bruno Ganz (il mercante di diamanti) all'inizio e Ruben Blades (l'avvocato messicano) alla fine. 
Gli attori sono tutti in gran forma: il protagonista Michael Fassbender in realtà non è quello che ha le battute migliori in un ruolo poco più che decorativo, così come l'indifesa sposa Penelope Cruz. Chi fa la parte del leone sono i "cattivi", soprattutto l'istrionico e filosofeggiante boss Javier Bardem e il cinicamente realistico faccendiere Brad Pitt, oltre agli eccellenti Rosy Perez (la carcerata), Edgar Ramirez (il prete) e John Leguizamo (l'ultimo autista del camion) perfetti nelle loro pur piccole parti.
Nel ruolo dell'enigmatica amante del boss, Cameron Diaz è assolutamente monumentale, un'attrice che un film dopo l'altro è ancora in crescita e a 41 anni mostra con fierezza le sue rughe intatte, in una performance al livello di Kristin Scott Thomas in ONLY GOD FORGIVES.

Raccomando la visione pomeridiana o in prima serata: ci sono giusto un paio di scene fortine ma mi ha turbato la disperata violenza di fondo, la spietatezza, il "male" inemendabile che permea tutto il film: credo che avrò qualche difficoltà ad addormentarmi. Per una volta più che ragionevole il v.m.14.
SPOILER: la scena dei due leopardi che scendono con cautela dall'auto incidentata e poi fuggono nel deserto è di una bellezza commovente. 

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