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A Caretaker's Tale

Regia di Katrine Wiedemann vedi scheda film

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La recensione su A Caretaker's Tale

di OGM
8 stelle

Un conto è il sogno. Un conto è il miracolo. Il primo è a portata di tutti. Il secondo, invece, è riservato a poche persone speciali. Ci si chiede allora perché il destinatario di uno di quei fenomeni meravigliosi ed inspiegabili debba essere proprio Per, il custode di un condominio, un uomo solitario e schivo, poco socievole, e bistrattato da tutti: dagli abitanti del caseggiato, che non fanno che contestarlo, dalla moglie che lo ha lasciato, dal figlio buono a nulla che lo cerca soltanto per chiedergli soldi. L’umanità lo disprezza, e lui, in maniera tacita, ricambia. In fondo il suo habitat ideale sono i luoghi nascosti e deserti, come il garage, le cantine, il suo piccolo ufficio immerso nella penombra. Non è forse un caso se il prodigio si compie, per lui, proprio in un appartamento vuoto, che è stato appena sgomberato a causa del mancato pagamento dell’affitto. È lì che Per trova lei: una ragazza bionda dalla pelle candida, con un sorriso tra il malizioso e l’ingenuo stampato sul volto. Non parla, non si muove, ma giace a terra nuda, coperta soltanto da un velo da sposa, e, semplicemente, si offre. Un regalo misterioso e apparentemente immeritato apre a Per la via verso uno sconosciuto tipo di amore: un sentimento immutabile e incondizionato, di cui è impossibile farsi una ragione, e che è talmente assoluto e surreale da indurre alla pazzia. Per finirà per non potere più rinunciare a quella magica presenza, ma sarà troppo tardi: nel frattempo avrà avventatamente deciso di condividere quel tesoro con gli amici, e il passaparola sarà divenuto inarrestabile. Il motivo principale di tanta popolarità non sono la diafana bellezza o la totale disponibilità di quell’essere soprannaturale, bensì le virtù taumaturgiche che riesce a esercitare con l’amplesso. Tutti, congiungendosi a lei,  guariscono improvvisamente da ogni male, piccolo o grande che sia. Forse è unicamente così che possiamo immaginarci una fata moderna, che vive in città, ed interpreta la propria favola in mezzo al grigiore del cemento armato e della disgregazione affettiva. Una giovane donna che giunga dal primordiale regno del mito per compiere la nostra salvezza può avere, come unica missione, quella di ricordarci che, al di là dei crudeli incasellamenti sociali di cui siamo costantemente oggetto, possediamo sempre e comunque un corpo. È precisamente attraverso quella fisicità, troppo spesso dimenticata, che proviamo gioie e dolori, che percepiamo lo scorrere del tempo, che cogliamo il divenire della vita e della morte. Quell’angelo caduto da chissà dove soddisfa i desideri della carne e ne cura le magagne, e intanto costringe a pensare agli aspetti più squallidi e penosi della nostra alienazione materialistica. I nostri idoli, nella brutale concretezza della nostra misera esistenza, sono impastati di una sostanza senz’anima: le droghe di cui fa uso il figlio di Per, i mobili di casa che Per si contende con la ex moglie, i muscoli gonfiati del suo amico John. Basta il prodigioso tocco di quella sirena per scoperchiare le debolezze che si celano dietro le manie di ognuno, e per condannare o assolvere, secondo il modo in cui ciascuno reagisce al rinascere della speranza: in maniera profana ed egoistica, badando solo al tornaconto personale, oppure in maniera nobile e coscienziosa, rispettando la sacralità di quei valori che nessun evento, per quanto straordinario, può mai sospendere. C’è chi è disposto a tutto pur di realizzare il proprio scopo, ma la divina generosità non si può trasformare in una merce da vendere al miglior offerente. Per finirà per diventare il custode di quella fantastica creatura, e scaccerà chiunque gli offra denaro o si mostri pronto ad abbassarsi ad indecenti compromessi. Il guardiano delle case si trasforma nel guardiano di un bene enormemente più prezioso. E si riscatta dalla degradante condizione di chi è insistentemente esortato a concedere ciò che non è in grado di dare. Ritrovare la strada, talvolta, significa risistemare i confini del e del no: in Vicevaerten ciò accade con il lieve passaggio di un alito di vento incantato.

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