Regia di Anne Fletcher vedi scheda film
Da un certo tipo di produzioni a stelle e strisce come questa non ci si può aspettare troppo, le sorprese sono poche e spesso già quando si gioca egregiamente in difesa è grasso che cola, però questa volta c’era qualcosa che lasciava un minimo di porta aperta alla speranza.
Infatti, da anni non si vedeva in scena Barbra Streisand, purtroppo alla fine la principale domanda ricorrente è “ma cosa l’avrà mai spinta a tornare in scena con questo film?”.
Andy (Seth Rogen) vive dall’altra parte degli States rispetto a sua madre (Barbra Streisand) e durante un lungo viaggio, intrapreso per presentare un prodotto di sua invenzione, si ferma a trovarla.
Dopo una rivelazione, decide di portarla con se, ma le cose non funzionano molto bene, ne per il suo lavoro, ne tanto meno tra i due.
Ci saranno comunque le (immancabili) occasioni per mettere le cose a posto.
Commedia che finisce (è finita) presto nel dimenticatoio, che fallisce, o ad essere buoni non riesce poi così bene, in quasi tutti i suoi propositi.
Intanto, mescolare un certo garbo ad impennate trash in pieno marchio Apatow non è facile (più che altro, alcune battute sono semplicemente squallide) ed inserirci un salto alle emozioni di un passato lontano appare come un qualcosa per coprire emotivamente un frangente maggiore di pubblico.
Per carità, in quel caso qualcosa si smuove, ma è un po’ tutto il film a svilupparsi col freno a mano tirato, manca di ritmo e lungo il viaggio oltre al già visto si respira una discreta aria di stanchezza.
Questo non è nemmeno una novità per la regista Anne Fletcher, per lei sono assai di più i punti bassi di carriera rispetto a quelli alti (o quanto meno dignitosi), e se Seth Rogen non si fa certo problemi a far brutte figure (per quanto in altri casi mi abbia fatto sbellicare grassamente), dispiace realmente per Barbra Streisand che infila nella sua cinematografia una pagina che si (ci) poteva tranquillamente evitare.
Una commedia stanca, con un rapporto madre-figlio che per lunghi tratti appare ai limiti dell’insostenibile (l’incipit in tal senso ci fa capire che saranno novanta minuti lunghi), con alcune fasi debolissime (come la scommessa sulla bistecca gigante da mangiare in un’ora) e pochissimi sussurri (la visita al Grand Canyon almeno regala una battuta tagliente).
Deboluccio.
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