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Il poliziotto della brigata criminale

Regia di Henri Verneuil vedi scheda film

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La recensione su Il poliziotto della brigata criminale

di hupp2000
8 stelle


Voto 8. Un altro eccellente “Belmondo movie” della sua epoca migliore, quella in cui alcune persone (poche) della mia età consideravano i film con “Bebel” migliori degli 007 con Sean Connery. Il commissario Letellier è alle prese con un serial killer psicopatico che annuncia telefonicamente i suoi intenti. Tutto già visto, ovviamente, se non fosse che il nostro si rifiuta di credere che la voce sentita al telefono sia quella dell’assassino, ossessionato come è da anni dal desiderio di ritrovare un delinquente, che aveva abbattuto un passante nel corso di un inseguimento automobilistico in pieno centro di Parigi. Il film segue pertanto due vicende parallele, con momenti di dialogo intenso, alternato a scene d’azione talvolta un po’ lunghe. La prima vittima del racconto è interpretata da Lea Massari, in una parte breve ma molto efficace. Purtroppo, muore nel giro di pochi minuti. Accanto a Belmondo, nel ruolo dell’assistente, c’è Charles Denner, l’indimenticabile “Landru” di Chabrol, ma soprattutto attore di Truffaut nei due capolavori “L’uomo che amava le donne” e “La sposa in nero”. Nella versione italiana di questo film è splendidamente doppiato da Ferruccio Amendola. Un altro interesse del film risiede nel percorso effettuato sopra, dentro e sotto Parigi. Vi sono infatti scene di inseguimento e lotta sui tetti dei più bei palazzi (il titolo originale è “Peur sur la ville”), rincorse automobilistiche dai Champs-Elysées a Place de la Concorde, dal Trocadéro ai Lungosenna, con immancabile prolungamento lungo i binari e nelle gallerie del “métro”. Una traversata turistica a tutto gas e con il fiatone… Per i cinefili, l’edificio in cui risiede la sventurata Lea Massari si trova in una immaginaria “rue Georges Méliès”, che a Parigi non credo esista. Firma le musiche Ennio Morricone, riconoscibile prima che il suo nome appaia nei titoli di testa, ma sembra piuttosto svogliato: una sola frase musicale, come sempre indovinata, e l’inconfondibile fischio di Alessandro Alessandroni.

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