Regia di Lyubov Arkus vedi scheda film
La cinepresa ha trasformato Anton.
La cinepresa come mezzo rivoluzionario e salvifico. Come il solo strumento miracoloso possibile, nonché come occhio di Dio tramite il quale è possibile assistere ad un evento inatteso, appunto al miracolo (Anton si trasforma, Anton è salvo, Anton vive, Anton vola!). La mdp che con la sua forza trasformante, quindi stimolante, fa sì che lo spettatore diventi parte di quel sacro mo(vi)mento spirituale e coscienziale, nel quale esso è indotto a rifletter(si); obbligato ad incontrarsi e scontrarsi col corpo filmico, il pubblico non può tirarsi indietro, non può far finta di nulla, perché esso è completamente esposto e vulnerabile a tutto ciò. Anton's Right Here è una pellicola che, quasi violentemente, proprio per l'assenza di "filtri filmici", mette a nudo il pubblico proprio perché è il lungometraggio stesso ad essere fragile e spogliato. Un film che agisce sui sensi e sulle emozioni, come fosse un'indispensabile defibrillazione alla percettività spettatoriale, alla sua meccanica e morente sensibilità. Un film di amore puro, perché per amare davvero, bisogna paradossalmente trascendere lo stesso desiderio o, meglio, svuotarlo da secondi fini, depurarlo da contaminazioni sociali e mentali. Provare tale sentimento senza indicazioni, senza alcun tipo di prefissata corruzione o castrante insegnamento, ma, ad esempio, "scoprendo" (da scoprire: togliere a una cosa ciò che la copre, la nasconde, la difende) liberamente e genuinamente il prossimo, così da (col)legarsi spontaneamente ad esso. Insomma, amare come se si tornasse bambini, e ciò fosse un sentimento infantile, candido, disinibito e disinquinato. Per questo e per gli altri motivi sopracitati, si potrebbe azzardare un parallelismo (forzato) con la poetica di Aristakisjan, in particolar modo con Mesto na zemle [2001]; in entrambe le pellicole, Amore e Cinema sono visti come atti sovversivi.
Si potrebbe pure dire che Anton's Right Here sta alla finzione, come Boy Eating the Bird's Food [2012] alla realtà. Insomma, l'uno è il controcampo dell'altro. Ambedue le opere, come protagonista hanno un eroe moderno; entrambi in lotta con la vita, innamorati di un qualcosa di irraggiungibile, di sublime e celeste, che pare li sia costantemente negato dalla quotidianità. Guerrieri romantici, indeboliti dalla realtà politica, economica e burocratica, particolarmente esposti alla crudeltà dell'esistenza. Nel film della Arkus, Anton, quand'è fuori-campo, torna costantemente in campo, perché vuole (ri)appropriarsi della vita, riconoscersi in essa. Fare parte di ciò che è visibile. Nel lungometraggio di Lygizos, invece, il protagonista vorrebbe sganciarsi dalla suddetta esistenza, scrollarsela di dosso così da esser libero di volare (Anton vola!) per approdare nel fuori-campo, essendo lui, come quell'uccellino, chiuso in una gabbia visuale. La mdp pedina di continuo il personaggio principale, togliendogli ogni tipo di spazio, rinchiudendolo in questa prigione formale, nella quale costui pare soffocarci. In Boy Eating the Bird's Food non c'è spazio per uscire, e si è obbligati a rimanere in campo.
In Anton's Right Here viene (di)mostrata tutta la potenza e, soprattutto, potenzialità del mezzo cinematografico, ovvero la realtà esterna che sconfina nella realtà interna, quella filmata. Emblematica è la sequenza in cui Ljuba entra per sbaglio nell'inquadratura: un Cinema che, abbattendo (finalmente!) la barriera che separa l'universo artistico (luogo del Cinema) dall'universo empirico (luogo del Reale), accoglie quel Reale che sta oltre l'occhio, al di fuori di ciò che delinea la mdp, scavalcando il recinto cinematografico che (im)pone la settima arte. Due mondi che ora si fondono e si uniscono, si mischiano. Si sfalda il il limite che separa queste due dimensioni e, inevitabilmente, avviene una rottura, una sovrapposizione degli spazi, una frattura degli sche(r)mi. Ancora, quindi, un miracolo!
Anton's Right Here è un film di una sensibilità sconcertante. Una pellicola che cambia la vita, in meglio.
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